Pietro Barbini ha il volto sfigurato da profonde deturpazioni, l'occhio destro e il naso macerati, la prospettiva di una lunga successione di operazioni chirurgiche per poter un giorno, forse, tornare a vedersi come prima. Ma tutto questo a Martina Levato e Alexander Boettcher sembra non importare: per loro il mondo è una questione a due. E così i due 'amanti', in carcere per l'aggressione al ragazzo colpevole ai loro occhi di aver snobbato l'offerta di un rapporto a tre, ma con la sola sfortuna di essere rimasto 'impigliato' nella degenerazione psicotica di una relazione morbosa, non temono se non le conseguenze che questa vicenda potrebbe avere sulla loro storia d'amore. Come riporta nell'edizione di oggi il Corriere della Sera, in un articolo redatto da Elisabetta Andreis e Gianni Santucci, nei biglietti che i due si sono scritti a mano in queste settimane di prigionia, intercettati e acquisiti negli atti, si scambiano molte parole di tenerezza. Boettcher chiede a Martina del bambino che aspetta da 10 settimane e Martina risponde: «soffro da morire non per essere qua, ma per essere lontana da te che sei l'uomo della mia vita». Alexander le elargisce pure consigli di stile: «per la prossima udienza, vestiti bene, mettiti carina, togliti almeno il cappuccio»: per lui, che si considera un esteta, è una cosa importante, anche di fronte all'evidenza di una bellezza crudelmente offesa, quella di Pietro. 

Eppure un'ombra si staglia sull'apparente indissolubilità del loro sentimento. Lui accusa lei di non essersi scusata per averlo coinvolto: «ho visto i tuoi baci e sulle tue labbra ho percepito tante parole bellissime, i tuoi 'ti amo', ma non l'unica parola importante, e cioè 'scusa'». Eh sì perché, benché il procuratore aggiunto Alberto Nobili abbia sottolineato che l'inchiesta si fonda su «prove granitiche» e che la dinamica dei fatti è del tutto chiara (Martina ha lanciato l'acido su Pietro, Alexander lo ha inseguito con un martello da cantiere), il trentenne di origine tedesca continua a dichiararsi innocente e pretende dalla sua 'metà' (che finora lo ha sempre scagionato) delle richieste di perdono. Lei si schermisce: «ho appena ricevuto la lettera in cui mi rimproveri di non averti chiesto scusa. Devi avere fiducia in me, non accusarmi». E nonostante continui indefessa a svolgere il ruolo della vestale devota, Martina sembra insidiata da un piccolo turbamento: «Dove è finita tutta la tua dolcezza delle prime due lettere? Mi manca», scrive.