L'età avanzata, presunti problemi di salute o forse semplicemente la difficile situazione politica dell'Italia. Il mondo si interroga sul perché il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano abbia scelto di dimettersi prima della scadenza del suo mandato.

La tensione di Wall Street

Il quotidiano americano Wall Street Journal scrive: "Il presidente Giorgio Napolitano, che ha guidato l'Italia attraverso uno dei suoi burrascosi periodi politici, si è dimesso mercoledì, aprendo una nuova fase d'incertezza politica che metterà alla prova la forza del giovane premier Matteo Renzi".

Il WSJ aggiunge che Napolitano compirà 90 anni a giugno e "aveva deciso di porre fine al suo secondo mandato prima del tempo a causa della sua età e crescente segni di stanchezza".

Da Londra si guardano Prodi e Draghi

Dal Regno Unito il Daily Mail prevede 'scintille' sulle riforme economiche del Paese dopo la rinuncia di Napolitano. "Non c'è un chiaro favorito per sostituire Napolitano, anche se l'ex presidente del Consiglio Romano Prodi e il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi sono citati come potenziali candidati". "Il presidente italiano gioca ogni giorno una parte importante nella politica italiana - aggiunge il Daily - perché ha il potere di scegliere un primo ministro e di sciogliere il Parlamento, un ruolo cruciale in questi ultimi anni in cui un Parlamento diviso ha lottato per giungere ad accordi con il governo".

Il giornale sottolinea che la situazione comporta grandi rischi politici per il premier Matteo Renzi.

Il re Giorgio

"Napolitano di nome e di nascita, ex comunista, europeista convinto e statista riconosciuto, il 'Re Giorgio" dice addio onorato di essere stato l'unico presidente della Repubblica a essere eletto due volte, ma frustrato dalla conferma che le problematiche che avevano condotto alla sua elezione ad aprile del 2013, nonostante la sua età, rimangano ancora in sospeso", scrive il quotidiano spagnolo El Pais.

La critica del quotidiano nei confronti degli ultimi governi italiani è chiara: "Né Mario Monti né Enrico Letta, né fino ad adesso Matteo Renzi sono riusciti a consegnare a Giorgio Napolitano le riforme necessarie - ovvero una nuova legge elettorale e la fine del bicameralismo perfetto - per rendere l'Italia un paese governabile".

Il tango italiano

Per il quotidiano argentino El Clarín l'Italia è di nuovo sommersa dall'incertezza: "A suo malgrado Napolitano è stato costretto ad accettare una seconda volta la carica di capo di Stato, rieletto in quanto i partiti politici non sono riusciti a mettersi d'accordo in Parlamento su chi nominare come suo successore. Aveva avvertito che non sarebbe restato più di due anni, anche se il mandato è di sette, e così ha fatto". Ora resta al Parlamento scegliere a fine mese, in seduta comune, un nuovo presidente della Repubblica. Per non far fare una brutta figura internazionale agli italiani.