Il cadavere di Elena Ceste sarà restituito alla famiglia tra circa 15 giorni: è questa la novità del 13 gennaio 2015 relativo alla tormentata vicenda della morte della madre di famiglia 37enne, originaria di Torino.



Alla prova dei fatti e cioè davanti ai rilievi degli esperti, dall'analisi del cadavere, rimasto a lungo esposto alle intemperie nelle acque del canale a circa 1 km dall'abitazione, non si potrà appurare la causa del decesso.

Difficile quindi dire come è stata uccisa, mentre sapiamo che Elena Ceste non assunse sostanze particolari: né droghe né alcool né tanto meno farmaci.

A meno che non fosse totalmente ammattita (il marito disse che ultimamente "sentiva delle voci") possiamo dire che lo stato di coscienza della donna era normale. A questo punto le ipotesi da fare sono due: suicidio o femminicidio.



Se il corpo fosse stato trovato prima forse ne avremmo saputo di più. Ricordiamo che i rilievi sono stati eseguito dal medico legale Roberto Testi, che è stato molto chiaro nelle sue dichiarazioni: non si può dire chiaramente se Elena Ceste è stata strangolata o è stata uccisa con un'arma da taglio.

Manca così la fondamentale prova dell'arma del delitto e non è un problema da poco visto che il possibile movente è piuttosto debole: la gelosia.

Dopo tutto questo tempo potrà finalmente esserecelebrato il funerale di Elena Ceste, il cui corpo è rimasto in un canale per nove lunghi mesi.

Gli investigatori si sono soffermati sul ruolo e sulle contraddizioni del marito Michele Buoninconti, apparso un personaggio un po' particolare fin dall'inizio delle indagini.

L'uomo afferma con tenacia la sua innocenza e questo complica molto le cose in quando, ripetiamo, senza un solido impianto probatorio si corre il rischio di avviare un processo indiziario.

Resta sempre alta l'attenzione relativa alle ormai "famose" comunicazioni via chat o se preferite via social network. Da queste conversazioni telematiche gli investigatori hanno a lungo sperato di trovare il bandolo della matassa.