Davide Stival, il padre del piccolo Loris, ucciso a 8 anni il 29 novembre scorso a Santa Croce di Camerina (in provincia di Ragusa), oggi (martedì 6 gennaio) è andato a trovare per la prima volta la moglie Veronica Panarello, indagata per il delitto del figlio, che si trova rinchiusa nel carcere di contrada Petrusa ad Agrigento con l'accusa di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere su disposizione di ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Ragusa e confermata dal riesame di Catania.
Omicidio Loris, il padre Davide Stival incontra la moglie Veronica Panarello in carcere ad Agrigento
Veronica Panarello, ribadendo di essere innocente e sollecitando agli investigatori di "cercare il vero colpevole" dell'assassinio del figlio, aveva più volte chiesto al marito Davide Stival di non abbandonarla, di credere nella sua innocenza e di andarla a trovare in carcere. La donna aveva rivolto l'appello al marito anche attraverso il padre, il signor Francesco Panarello, che è andato a trovare la figlia in carcere ad Agrigento durante le festività natalizie. "Veronica ti ama, non condannarla prima che venga dimostrata la verità. Non abbandonarla e vai a trovarla in carcere"; questo l'appello che il nonno materno di Loris aveva rivolto al genero Davide Stival. L'incontro tra il papà e la mamma del bimbo ucciso a 8 anni - che si è concluso intorno alle ore 13 - si è svolto nelle forme ordinarie all'interno della sala colloqui del carcere agrigentino di contrada Petrusa.
Delitto Loris Stival, Veronica Panarello pronta a impugnare l'ordinanza del Riesame
"La signora Veronica Panarello è arrabbiatissima ma combattiva più che mai", ha detto il difensore della mamma siciliana presunta infanticida che ieri ha incontrato la sua assistita nel carcere di Agrigento, trovandolo molto delusa dalla decisione dei giudici del tribunale delle libertà di Catania hanno respinto il suo ricordo e confermato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei suoi confronti ritenendo sussistenti gli indizi di colpevolezza alla base della misura cautelare emessa per i rischi di fuga, reiterazione del reato e inquinamento delle prove e quindi la detenzione all'interno di una struttura penitenziaria.
"Siamo determinati a fare chiarezza - ha sottolineato l'avvocato Francesco Villardita che ritiene invece carente il quadro indiziario fin qui emerso -. Veronica Panarello è d'accordo con me, aspettiamo le motivazioni - ha ribadito il legale - e decideremo se ricorrere in Corte di Cassazione impugnando l'ordinanza del Riesame".