Due esecuzioni nel giro di pochi giorni e chiare minacce hanno messo in ginocchio il Giappone per il terrore di subire altre rivendicazioni da parte dell'Isis. Avevano lanciato un ultimatum di 72 ore per la liberazione di due ostaggi giapponesi, in cambio di un cospicuo riscatto di 200 milioni di dollari. Si trattava del contractor Haruna Yukawa e del reporter freelance Kenji Goto, entrambi decapitati dalle mani di Jihadi John, il terrorista con l'accento inglese.

Il governo nipponico non aveva voluto negoziare in nessun modo per la liberazione dei due connazionali nelle mani dello Stato Islamico e non era andata a buon fine neanche la trattativa di scambio prigionieri per la liberazione del terrorista Sajid al-Raishawi, come richiesto dall'Isis.

L'intera nazione è scossa dal dolore e dallo sconcerto per la brutalità e l'efferatezza dei video, nonché delle nuove dure parole che vengono pronunciate da Jihadi John.

Nello sconcertante video della decapitazione di Kenji Goto, 47 anni, le minacce allo Stato giapponese sono chiare e decise. Il terrorista dal volto coperto si rivolge direttamente al premier Shinzo Abe e lo accusa di essersi unito alla coalizione contro il terrorismo, partecipando ad una guerra "che non potete vincere". Impugna saldamente il coltello che di lì a pochi secondi sgozzerà Kenji e minaccia nuove carneficine nei confronti di altri giapponesi, in qualsiasi parte del mondo.

Il governo giapponese, fallita la negoziazione ed in pieno lutto per i due connazionali assassinati, si prepara a mettere in atto importanti misure di sicurezza per tutti i giapponesi, compresi quelli che vivono al di fuori della propria nazione.

L'obiettivo è quello di non cedere alla paura e alla tolleranza, bensì di avvalersi di ambasciate e consolati per proteggere i cittadini nipponici che vivono all'estero. In Algeria, Siria, Nigeria, Iraq, Pakistan e Yemen, considerate attualmente zone ad alto rischio, si contano circa 1.500 giapponesi residenti.

Anche gli Stati Uniti temono il peggio per la donna americana presa in ostaggio dai terroristi. Si tratta di un'operatrice umanitaria di 26 anni catturata lo scorso anno in Siria e di cui non è stata diffusa l'identità per ragioni di sicurezza.