Si è svolto questa mattina, nelle stanze del tribunale di Milano, l'interrogatorio della giovane ragazza marocchina Karima El Mahroug, accusata di falsa testimonianza e corruzione in atti giudiziari, nell'ambito dell'inchiesta dei giudici milanesi chiamata Ruby ter. Secondo i Pm titolari dell'inchiesta, Tiziana Siciliano e Luca Gaglio, la giovane donna avrebbe ricevuto un compenso di 5 milioni di euro, dall'allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al fine di negare i presunti rapporti sessuali che ci furono tra i due, e di tacere su quello che accadeva nelle serate trascorse nella residenza del Premier.
L'accusa di falsa testimonianza invece, riguarda le dichiarazioni rilasciate dalla stessa in sede dibattimentale, durante il precedente processo, denominato Ruby bis, nel quale erano indagati anche Lele Mora, Emilio Fede, e l'ex-consigliera regionale Nicole Minetti.
Alla lunga lista di domande che i Pm gli hanno rivolto, contestandogli gli elementi a suo carico raccolti durante le lunghe indagini, e coadiuvati dal capo della sezione di polizia giudiziaria, Marco Ciacci, l'imputata si è avvalsa della facoltà, concessagli dalla legge, di non rispondere. Del procedimento penale, fanno parte anche molte altre ragazze, alcune delle quali famose nel mondo dello spettacolo, le cosiddette "olgettine", dal nome del residence nel quale sono alloggiate, fino a poco tempo fa pagato dallo stesso Silvio Berlusconi.
Breve riassunto degli accadimenti che hanno portato al processo Ruby
Il caso Ruby, che ha avuto un enorme impatto mediatico, nasce dalla notizia della telefonata fatta da Silvio Berlusconi, allora in carica come Presidente del Consiglio, alla questura di Milano, dove la giovane marocchina era stata portata per un'accusa di furto.
L'interessamento di Berlusconi alla vicenda, nasceva dal rischio che la ragazza, che frequentava la residenza del premier, potesse fare dichiarazioni circa i rapporti sessuali avuti con lo stesso durante le feste di Arcore. In aggiunta, all'epoca in cui la giovane frequentava la villa di Arcore, la stessa era minorenne.
Silvio Berlusconi, dichiarando agli ufficiali della polizia che la giovane era nipote dell'allora presidente egiziano, ne chiese il rilascio immediato, poiché sarebbe potuto nascere un incidente diplomatico.
La ragazza fu affidata, su indicazioni del premier stesso, all'allora consigliera regionale Nicole Minetti.
Nell'inchiesta sui festini a luci rosse, che si sono svolti nella residenza privata di Silvio Berlusconi, vi fanno parte altri personaggi illustri: Lele Mora, noto procuratore e agente di tanti personaggi dello spettacolo, e Emilio Fede, giornalista e amico personale del premier.
La difesa del premier
Nelle tantissime udienze processuali, nate da questa inchiesta, Silvio Berlusconi si è sempre difeso dichiarando di non aver mai avuto rapporti sessuali con la giovane marocchina, di non sapere che fosse minorenne, e che corrisponde a verità, il fatto, che credesse veramente che la giovane fosse la nipote del presidente Mubarak.
Successivamente alle condanne ottenute nei primi gradi di giudizio, Silvio Berlusconi, al termine di un lungo iter giudiziario, fu assolto dalla corte di Cassazione nel marzo 2015, dopo 9 ore di camera di Consiglio. La storia giudiziaria dell'ex premier è stata molto travagliata: durante la sua carriera, sia politica che lavorativa, è stato più volte oggetto di indagini da parte di varie procure, che lo hanno accusato dei reati più vari. Il mese di marzo, ha finito di scontare la pena, a 4 anni di reclusione, per frode fiscale nel processo Mediaset, dei quali 3 furono condonati grazie all'indulto del 2006. Per la parte residua della pena, gli era stato concesso l'affidamento in prova ai servzi sociali,