Ormai la sindrome del peculato, ovvero l'appropriazione personale di beni della Pubblica Amministrazione, sembra coinvolgere un po' tutti nel nostro Paese. Dai Consiglieri Pdl e Lega indagati, sempre per peculato, a dicembre del 2012, passando per gli otto Consiglieri del Pd indagati in Emilia nel settembre dello scorso anno, fino ai 17 indagati del Carroccio nel febbraio scorso, quella delle spese pazze è sempre stata una moda, sembra quasi una necessità, per la classe politica italiana. E oggi è di nuovo il Pd a rilanciare la moda di appropriarsi dei beni della Pubblica Amministrazione: nell'ambito della vasta inchiesta Rimborsopoli, culminata nell'operazione Erga omnes (nei confronti di tutti, ndr), sono state emesse tre ordinanze di custodia cautelare nei confronti di Nino De Gaetano, Luigi Fedele e Giovanni Bilardi.
Il primo, Nino De Gaetano, è stato assessore dei lavori pubblici alla Regione Calabria
Già nelle liste Pd e coinvolto in recenti problemi alla Regione, De Gaetano appena avuta notizia dei risultati dell'inchiesta si è affrettato a dimettersi sia dalla carica di ssessore, sia ad autosospendersi dal partito, pur dichiarandosi estraneo ai reati. Il secondo, Fedele, è un ex Parlamentare di Pdl e Forza Italia, ex Assessore ai trasporti regionali, già Presidente del Consiglio Regionale della Calabria e Deputato. Per il terzo, Giovanni Bilardi, la Procura per procedere è ancora in attesa dell'autorizzazione del Parlamento. In quanto Senatore, Bilardi, al quale sono stati finora sequestrati 357 mila euro, dispone in modo ingente dei fondi della Regione Calabria, e si teme che possa reiterare il reato.
«L'incarico politico attuale di Bilardi» ha dichiarato infatti il gip (giudice per le indagini preliminari) « lo colloca nella posizione ideale per continuare a commettere gli stessi reati »; l'occasione fa l'uomo ladro, insomma. Messo alle strette dagli inquirenti, Bilardi ha provato goffamente a giustificare l'allegria e la leggerezza con la quale gestiva i soldi della Regione Calabria per comodi personali.
I tre, insieme ad altri 27 indagati, non si sono fatti mancare nulla
I fondi della Regione venivano infatti utilizzati per finanziare cene di lusso, viaggi (singoli e di gruppo, con tanto di pulman noleggiati per 3.700 euro), biglietti per spettacoli di pole dance, vini di prestigio, tablet, gioielli, carburante, rate dell'automobile, contanti, tasse personali per l'immondizia e persino gratta e vinci (casomai i soldi non fossero bastati, si sperava nella fortuna a quanto pare).
Lo stesso Luigi Fedele si concedeva tranquillamente viaggi e pernottamenti di lusso insieme alla sua fidata segretaria, ma nulla che faccia pensare al duro lavoro del Senatore: vi figura anche una vacanza da 4.285 euro di 4 giorni a La maison du relax a Fasano del Garda, dove evidentemente ci si riprendeva dalle fatiche della vita politica. Per giustificare queste spese venivano falsificate le documentazioni (da qui l'accusa anche di falso), spesso raddoppiando le ricevute allo scopo di ottenere un doppio rimborso dall'Ente Regionale.
La Procura della Repubblica di Reggio Calabria e gli inquirenti, dopo una serie di intercettazioni telefoniche e controlli bancari, hanno portato alla luce il meccanismo messo in atto dai disinvolti consiglieri comunali, sequestrando finora due milioni e mezzo di euro.