In Iran la pena di morte è comminata a piene mani. Amnesty International, secondo quanto riportato da "Jewish Press", ha emesso un rapporto sullo Stato islamico sciita nel quale ha denunciato che tra l'1 gennaio ed il 15 luglio 2015, i tribunali hanno emesso 694 sentenze di morte, in linea di massima per impiccagione, che sono state regolarmente eseguite. La maggior parte di esse è relativa al traffico di droga. Nel suo rapporto, Amnesty sottolinea che si tratta di 3 esecuzioni al giorno e che, continuando con questa tendenza, l'Iran è prossimo a superare il numero totale delle condanne a morte eseguite nel 2014.
La morte come deterrente
Said Boumedouha, vice direttore del programma di Amnesty per il Medio Oriente, ha dichiarato che " le esecuzioni del primo semestre di quest'anno dipingono un quadro sinistro della macchina dello Stato con processi, condanne a morte ed esecuzioni premeditate.
Continuando con questo orribile tasso di esecuzioni arriveremo a più di 1000 morti per la fine di quest'anno." Difficile essere donna nei Paesi islamici
Per decenni gli ayatollah hanno usato la pena di morte come deterrente nel tentativo di sgominare il traffico di droga senza peraltro riuscire nell'intento. Infatti, non vi è alcun documento nè alcuna prova che dimostrino come comminare la pena di morte serva a ridurre o limitarne il commercio. La legge anti narcotici iraniana prevede la condanna a morte per una serie di reati legati agli stupefacenti tra cui il traffico di più di 10 chili di sostanze derivate da oppio o più di 30 grammi di eroina, morfina, cocaina o loro derivati chimici.
Al di là della violazione del diritto penale internazionale che limita la pena capitale per reati come l'omicidio volontario, ma l'Iran ha già dimostrato di non tenere in alcun conto le leggi internazionali, Amnesty pone l'accento sul fatto che la morte è comminata da tribunali tutt'altro che imparziali e tutt'altro che indipendenti.
Il tipo di morte da applicare non è codificato, è il giudice che lo stabilisce. Le prove sono sovente vaghe, le attività di polizia giudiziaria sono spesso compiute senza la presenza degli avvocati degli imputati.
Pulizia etnica
La pena di morte è altresì riservata ai membri delle minoranze etniche, come i curdi, o religiose come ebrei e sunniti, ed ai condannati per comportamenti ostili a Dio e per aver portato la corruzione sulla terra.
Rientrano in queste casistiche gli apostati, gli omosessuali, le adultere, i cantanti, gli attori ed in genere tutti coloro che non osservano la sharia.
Dal 1979 al 2008 l'Iran ha ucciso circa 4000 omosessuali. La reclusione e la pena delle frustate sono comminate in caso di solo sospetto di sodomia. I baci tra omosessuali sono puniti con 60 frustate mentre il lesbismo è punito con la lapidazione. Un blog che costa 1000 frustate
Attraverso il monitoraggio eseguito anche da altre organizzazioni per i diritti umani in Iran, Amnesty segnala che attualmente vi sono alcune migliaia di persone detenute nel braccio della morte di diverse prigioni. Languiscono in attesa della fine senza avere una data certa di quando saranno uccisi e sovente sono informati dell'esecuzione solo poche ore prima sicchè è loro precluso avvertire sia gli avvocati sia i famigliari i quali sono informati della sorte dei congiunti solo dopo diversi giorni o settimane.