Difficile da credere, eppure in alcuni Paesi sono previsti, all'interno della loro carta costituente, dei codici di abbigliamento restrittivi per le donne in cui si definisce quello che è considerato 'decente' e quello che è classificabile come un grave 'scandalo pubblico'. È l'esempio del Sudan che, pur non avendo previsto che le donne debbano essere completamente coperte, è uno dei paesi in cui è molto più difficile essere una 'donna libera' in quanto la Costituzione prevede che vengano applicate delle norme riduttive che limitano, di molto, la loro libertà personale.

La gonna o i pantaloni devono coprire le caviglie

Dieci donne cristiane rischiano di essere condannate a 40 frustate in Sudan per aver indossato la gonna troppo corta in quanto non copriva le... caviglie. Il fatto lo ha denunciato Amnesty International. Le dieci donne, di età compresa tra i 17 e 23, sono state arrestate dalle autorità di Khartoum, la capitale della nazione, con l'accusa di aver indossato pantaloni o gonne che non raggiungono le caviglie. Un abbigliamento che la Costituzione nazionale definisce 'indecente'.

La polizia inizialmente aveva arrestato 12 donne, due di loro sono state subito rilasciate, ma per le altre dieci è stata sollevata l'accusa di 'abbigliamento indecente' e dovranno subire un processo penale.

A parte una ragazza di 17 anni, che sarà giudicata dal Tribunale dei minori e per la quale potrebbe non essere prevista alcuna punizione, le altre nove donne rischiano la pena prevista dal codice penale per tale reato: la fustigazione. Per evitare tutto questo, Amnesty International ha chiesto al Presidente del Sudan, Omar al Bashir, di liberare le donne dalle accuse mosse loro e di rilasciarle immediatamente.

"È scandaloso che le donne rischino di essere frustate semplicemente per aver indossato una gonna o dei pantaloni. La lunghezza del bordo non può essere considerato un crimine", lo ha dichiarato il vice direttore di Amnesty International per l'Africa Orientale, Sarah Jackson.

Amnesty chiede la modifica della Costituzione del Sudan

A parte la liberazione delle ragazze, Amnesty chiede al governo sudanese di abrogare il reato di 'abbigliamento indecente' della sua Costituzione. Secondo il codice penale vigente nel Paese, i parametri di abbigliamento sono regolamentati in maniera molto severa e, secondo Amnesty, violano i diritti civili minimi. Nel caso di specie, il giudice ha la possibilità di applicare la pena prevista secondo la sua discrezione: non più di 40 frustate o una multa oppure applicando entrambe le alternative.

Non è la prima volta che Amnesty International interviene sull'argomento, a volte anche con successo. Come nel 2009, quando la giornalista sudanese Lubna Hussein era stata arrestata e condannata per aver indossato dei pantaloni che non le coprivano le caviglie o nel 2013 quando la polizia arrestò una volontaria di Amnesty, Osman Hamed Amria, perché non indossava il velo.

In entrambi i casi le donne sono state rilasciate senza subire una qualsiasi punizione fisica e nemmeno sono state multate. Purtroppo, tutti gli Stati islamici prevedono più o meno limitazioni alla libertà personale delle donne e il problema è molto più complesso e ampio.