La Cina qualche giorno ha mostrato al mondo la propria potenza militare, con tanto di parata in stile dittature nel '900. Presenti tra i grandi solo Vladimir Putin e il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon. D'altronde il colosso asiatico da anni sta potenziando il proprio comparto militare, anche per guardarsi le spalle da vicini alquanto minacciosi: il Giappone tornato a vocazione imperialista col Premier Abe e la Nord Corea guidata dal pittoresco dittatore Kim Jong-un. Ma oltre ad ampliare il proprio armamentario, la Cina sta guardando con interesse anche i mari, portando avanti una campagna sempre a scopi intimidatori: prima nelle acque giapponesi, poi in quelle filippine e ora spingendosi perfino in Alaska, nel mare di Bering, con cinque navi.
Una sorta di invasione alquanto significativa e che non resterà certo inosservata, specie agli occhi dei repubblicani. Cosa è successo poche ore fa?
Il significato di quella manovra
Le navi cinesi hanno infatti varcato il limite delle 12 miglia nautiche dall'Alaska, acque territoriali di competenza americana, limitandosi a sfilare nel cosiddetto "passaggio innocente". Il governo cinese ha poi giustificato tale manovra col fatto che stesse compiendo delle manovre congiunte con la Russia al largo di Vladivostok e nel Mar del Giappone. Ma la scelta del tempo non è stata casuale: in Alaska c'è la visita di Barack Obama. Un messaggio indiretto?
Altre manovre sul mare
Sempre grazie alla nuova amica Russia, in primavera ha portato tre navi nel Mediterraneo, mentre tre anni fa ha reso attiva la propria prima portaerei, mentre due anni fa un suo sottomarino nucleare è stato intercettato nello Stretto di Malacca.
Ha addirittura realizzato delle isole artificiali nel Mar cinese meridionale da adibire come basi militari. Infine, la Cina ha realizzato un missile, il Dong Feng 21D, con quasi duemila chilometri di portata che ha la capacità di paralizzare una portaerei con un solo tiro. Insomma, la Cina si sta preparando a diventare una delle più grandi potenze militari e sta facendo di tutto per farlo notare. Gli Stati Uniti e i vicini asiatici sono avvisati. Una terza guerra mondiale (per molti in realtà già in corso) non è poi così una boutade.