Davanti alla stazione di Porta Genova le persone erano già arrivate prima delle 21, l’ora a cui la Marcia degli scalzi è partita lungo via Vigevano prima, e via Gorizia poi, direzione Darsena. La prima cosa che si notava, appena usciti dalla metropolitana o dalla stazione dei treni, era l’enorme striscione celeste con su scritto Refugees Welcome. La stessa scritta ripresa in tutta Europa e mostrata negli stadi di tedeschi in solidarietà coi migranti, costretti ad affrontare mille difficoltà nel lungo cammino che ha sempre come obiettivo l’Europa.

Contro la manifestazione Fratelli d'Italia aveva organizzato un presidio nella multiculturale via Padova, rivolgendosi agli italiani dalle scarpe rotte che non riescono ad arrivare alla fine del mese.

In 10mila per marciare scalzi

Anche Milano, insomma, ha risposto all’appello internazionale lanciato da Venezia e venerdì sera è riuscita a raccogliere l’adesione di ben 10mila persone. In molti avevano in mano un foglio con su scritto ‘Io scelgo’, foglio pronto ad essere trasformato in barchetta da gettare nell’acqua del Naviglio. Scegliere cosa? Di stare dalla parte giusta, ad esempio, ripetono gli organizzatori della Marcia delle donne e degli uomini scalzi.

Alcuni si sono tolti davvero le scarpe, altri hanno deciso di marciare a piedi coperti, ma era lo spirito che si respirava a Porta Genova, e poi sui Navigli, a fare la differenza: la voglia di mostrarsi solidali nei confronti di chi fugge in cerca di un futuro migliore.

Tanto che durante la parte finale i cittadini, raccolti lungo la Darsena, sono stati invitati a consegnare abiti che non indossano più e a farsi avanti, se disposti ad accettare un migrante in casa.

Una richiesta: il cambiamento delle politiche migratorie

È questa la risposta che la maggior parte delle persone ha fornito davanti a una semplice domanda: perché lei è qui?

Jamal è qui perché è un sopravvissuto, uno che ai suoi tempi è stato aiutato e che ora non vede l’ora di dare una mano al prossimo. È fuggito da un paese in guerra e si augura che chi ha vissuto una situazione come la sua possa trovare il prima possibile la pace e la tranquillità.

Cinzia è qui insieme alla sua bambina, adottata.

“Viene da una terra difficile – spiega rivolgendo lo sguardo verso la sua piccola -. Queste cose probabilmente le capirà tra qualche anno ma a me è sembrato giusto portarla alla marcia. Si tratta di un’emergenza che riguarda tutti, nessuno escluso. Perché sono qui? Per chiedere politiche più umane e il rispetto di chi, prima di essere un profugo, è un essere umano”.

Ha marciato anche Khaled Soliman Al Nassiry, uno dei tre registi del docufilm 'Io sto con la sposa', poi salito sul palco della marcia per un breve discorso. Alla marcia milanese hanno aderito almeno 200 associazioni. "È vero che non ci sono solu­zioni sem­plici e che ogni cosa in que­sto mondo è sem­pre più com­plessa - si legge nella descrizione dell'evento postato su Facebook -.

Ma per affron­tare i cam­bia­menti epo­cali della sto­ria è neces­sa­rio avere una posi­zione, sapere quali sono le prio­rità per poter pren­dere delle scelte. Noi stiamo dalla parte degli uomini scalzi. Di chi ha biso­gno di met­tere il pro­prio corpo in peri­colo per poter spe­rare di vivere o di soprav­vi­vere".