I genitori turchi di una giovane nata a Siracusa - poco più di che diciottenne - avrebbero fatto sequestrare la figlia per costringerla a rimanere nel Paese d'origine, dove sarebbe stata anche drogata e picchiata. L'uomo, quarantenne, e la donna, trentaseienne, abitanti nel capoluogo aretuseo, sarebbero arrivati a tanto perché non approvavano lo stile di vita “occidentale” della ragazza. Sono stati gli agenti della Squadra mobile siracusana a fermare, nella mattinata, il padre e la madre per sequestro di persona e rapina aggravata. Sono indagati entrambi anche per stato d'incapacità procurato mediante violenza, in concorso.

In queste ore, infatti, la polizia sta verificando la presunta complicità di altre persone.

Provvidenziale la segnalazione degli amici

Le indagini sono scaturite da una segnalazione giunta alla questura aretusea, dagli amici della giovane che ipotizzavano il suo sequestro in Turchia, dopo essere stata attirata da quelle parti con uno stratagemma. Nella circostanza, veniva evidenziata anche l'ostilità manifestata dai genitori al modo di vivere della figlia. Grazie a una sinergica collaborazione tra Polizia italiana e Interpol, con il supporto del Consolato italiano di Izmir, la ragazza era rintracciata a Serinhisar, in terra turca: dopo le domande degli investigatori, affiorava inequivocabile il suo desiderio di tornare a Siracusa, ammettendo di trovarsi in Turchia controvoglia.

Prelevata dal luogo dov'era stata segnalata la sua presenza, la giovane veniva affidata ai Servizi sociali turchi che l’accompagnavano in una struttura assistenziale in attesa del ritorno in Sicilia.

Il rientro in Italia

Il rientro in Italia è avvenuto nei primi giorni di settembre. Immediatamente, la ragazza è stata sentita dai poliziotti della Mobile. Dalle sue dichiarazioni sarebbero emerse gravi responsabilità penali a carico di genitori e parenti. A sua insaputa, durante una cena, le sarebbero state somministrate sostanze non meglio definite, forse farmaci. Le sarebbero stati sottratti i documenti personali e la “sim card” del cellulare. Al minimo tentativo di ribellione, inoltre, sarebbe stata percossa violentemente.

Non avrebbe avuto un attimo di tregua, sorvegliata a vista dai parenti. Alla luce di tutto ciò, la Procura della Repubblica ha emesso i provvedimenti restrittivi per il padre, finito al "Cavadonna" di Siracusa, e la la madre, condotta nella sezione femminile della casa circondariale di Piazza Lanza.