I casi di soprusi e violenza in famiglia infondono sempre sentimenti di sdegno e stupore. Le vittime sono sempre le stesse, i deboli, donne e bambini, anziani. In certi casi, disgraziatamente sono proprio i torturati tra le mura domestiche quelli che muoiono, divenendo martiri della famiglia. Questa volta la vicenda dei maltrattamenti in famiglia ha però un bel finale, grazie al coraggio di una mamma che ha preferito scappare piuttosto che continuare a subire, come fanno, purtroppo, ancora tante donne.

I fatti

Maltrattamenti crudeli e pesanti, sevizie in famiglia che duravano ormai da anni.

È successo a Giugliano, in provincia di Napoli. Un uomo di 47 anni algerino, secondo quanto raccontato dalla moglie agli inquirenti, era arrivato al punto di lasciare il figlio, quando aveva solo 12 anni, fuori di casa a torso nudo, esposto al rigido freddo invernale, anche sotto la neve. Come se non bastasse, gli avrebbe quotidianamente lanciato secchi di acqua gelata. Anche la moglie, una donna polacca di 40 anni, da tempo immemore subiva vessazioni meschine. Abusi sessuali, percosse, bastonate con la scopa o atti di umiliazione estrema come lo sfregamento del mocio sporco di feci sul viso. La minacciava di darle fuoco, di tagliarle i capelli sino a renderla calva.

Una vita d'inferno. Un 'padre padrone', un feroce consorte che metteva in condizione di sudditanza e schiavitù tutto il nucleo familiare.

I Carabinieri hanno messo fine ai soprusi arrestando l'uomo per il reato di maltrattamenti. L'indagine della Procura di Napoli Nord è partita dopo la denuncia della donna che non ce la faceva più a subire le prepotenze del marito e a guardare inerme le angherie che i suoi figli erano costretti a subire.

È scappata dalla casa dove abitava con 'il mostro' per rifugiarsi con i propri ragazzini a Campobasso e lì si è sfogata raccontando tutto alle forze dell'ordine.

Anni e anni di patimenti fisici e psicologici che hanno coinvolto anche il maggiore dei tre figli. L'adolescente, che oggi ha 15 anni, subiva vere e proprie torture. Tra le lacrime e tremando, ha ricordato delle botte, i calci, i pugni ma soprattutto del re dei supplizi: scariche elettriche con i fili della corrente su tutto il corpo del povero fanciullo.

Una storia terrificante che ha dell'incredibile.

L'algerino si sarebbe giustificato, tra l'altro senza mostrare il minimo senso di colpa, asserendo che quelli erano gli unici modi per fare capire alla famiglia chi portasse i pantaloni. Deliri di una mente gravemente disturbata che non ha né razza né cultura. Ora il 'l'orco' è finito in carcere a Poggio reale, mentre la donna e la sua prole stanno al sicuro in una struttura protetta e sono seguiti dal servizio tutela minori.