Gli hanno intitolato l'aula più grande del Palazzo di giustizia di Roma, quella che, per un qualche scherzo del destino, ieri ha accolto virtualmente Massimo Carminati, considerato il capo di Mafia capitale. Scherzo del destino poiché quell'aula è intitolata a Vittorio Occorso, magistrato ucciso nel 1976 dal terrorismo nero. Mafia capitale e non mafia, come si continua a ripetere Lirio Abbate - il giornalista dell'Espresso che per primo ha parlato dei quatto re di Roma - perché il metodo è mafioso ma le due organizzazioni sono completamente differenti.
Ieri, mente iniziava il maxiprocesso, per l'ex sindaco Alemanno è stato chiesto il rinvio a giudizio.
Il potere di Carminati
A Roma c'è ancora qualcuno che ha paura di pronunciare il suo nome a voce alta. Soprannominato 'Er Cecato' dopo aver perso un occhio nello scontro con un poliziotto (per colpa di un proiettile), Carminati riusciva (e voleva) intimidire in nome del ruolo che aveva ricoperto negli anni '70 e negli anni a venire fino a diventare uno dei quattro re della Capitale, in cui si corrompevano politici, amministratori e pubblici funzionari per accaparrarsi appalti da centinaia di migliaia di euro. A individuare i settori in cui operare, stando a quanto ricostruito dalla Procura, era sempre lui.
Massimo Carminati, così come Salvatore Buzzi, non sarà presente in aula ma sarà collegato in videoconferenza dal carcere in cui è stato collocato, quello di Parma con regime del 416 bis, mentre il 'ras delle cooperative' è al momento a Udine. Carminati parlerà e si difenderà, conferma il suo avvocato Giosuè Naso, ma senza fare particolari rivelazioni: "Vuole chiarire un sacco di cose e lo farà".
Il maxiprocesso
Numeri (e aule) del genere non si vedevano dal processo alla banda della Magliana. L'inchiesta, condotta a partire dal 2012 dal procuratore Giuseppe Pignatone, ha individuato 46 imputati e almeno un centinaio di testimoni. Dopo l'udienza di ieri, gli appuntamenti si sposteranno nell'aula bunker di Rebibbia. Il calendario è fitto, con almeno tre/quattro udienze a settimana fino al luglio 2016.
Per coprire il processo sono stati accreditati oltre 100 giornalisti di agenzie, televisioni e testate - web e cartacee - italiane ma anche straniere.
Alle 'mucche da mungere' e alle mazzette, invece, pensava Salvatore Buzzi. Il volto delle cooperative rosse romane, in una lettera inviata a Piazza pulita, ha parlato anche delle condizioni in cui si era trovato a operare con la sua cooperativa, la 29 giugno, ormai oggetto di richieste di tangential fine di mantenere l'assegnazione di alcuni appalti. Per lui, come per Massimo Carminati, l'accusa è quella di associazione a delinquere di stampo mafioso.
L'altro grande assente in tribunale è (e sarà) anche Riccardo Brugia, attualmente detenuto nel carcere di Terni, che avrebbe non solo detenuto le armi dell'organizzazione (mai trovate, però) ma anche ricoperto un ruolo organizzativo insieme al commercialista (nonché fedelissimo) di Carminati, Fabrizio Franco Testa, coi piedi nelle istituzioni e nella politica per individuare le giuste persone da piazzare in ruoli amministrativi chiave.