E' iniziato nel segno del sangue il 2016 dell'Arabia Saudita, con 47 esecuzioni tra cui quella dello sceicco Nimr al-Nimr, teologo sciita nonché leader per la difesa dei diritti degli sciiti in terra sunnita wahabita. L'esecuzione del religioso ha scaldato gli animi di Teheran e scatenato rivolte anche in altri paesi come il Bahrein, il Libano, lo Yemen e anche l'Iraq. Gli sciiti sono scesi nelle strade di diverse città per mostrare tutto il loro dissenso nei confronti dell'esecuzione dello sceicco.

Ma quella che era nata come manifestazione di dissenso si è presto trasformata in un vero e proprio assalto contro l'ambasciata saudita in terra iraniana.

In fiamme l'ambasciata saudita di Teheran

Una mancanza di rispetto grave, quella dell'Iran nei confronti dell'Arabia Saudita, tanto che i sauditi non avrebbero esitato nemmeno un attimo ad apostrofare l'Iran come un sostenitore dei terroristi. Sarebbe infatti il terrorismo l'accusa con cui sono state processate, condannate e infine giustiziate le 47 vittime del 2 gennaio. L'ambasciata è stata messa a ferro e fuoco. Letteralmente. Dopo aver lanciato diverse bombe molotov la folla, ormai fuori controllo, è entrata all'interno dell'ambasciata per poi distruggerne diverse stanze. La polizia è intervenuta troppo tardi come tardi è arrivato il messaggio del ministro degli Esteri iraniano, che invitava la popolazione a "non attaccare l'ambasciata saudita".

L'Iran, d'altronde, aveva fin da subito messo in chiaro che Riad l'avrebbe pagata molto cara per l'esecuzione di Nimr al-Nimr.

All'Arabia Saudita si è rivolto anche l'appello degli Stati Uniti d'America, in nome della protezione e del rispetto dei diritti umani. Gli americani hanno invitato i sauditi a lasciare i cittadini liberi di manifestare, oltre che invitare i leader del Medio Oriente a impegnarsi per allentare la tensione scoppiata subito dopo l'esecuzione dei 47 presunti terroristi.

Oltre all'ambasciata saudita a Teheran, è stato attaccato anche il consolato saudita del nord dell'Iran, a Mashad.

Chi erano i condannati

Nimr al-Nimr non era che uno dei condannati a morte: ieri in Arabia Saudita sono morte altre 46 persone, tutte accusate di terrorismo. Le condanne a morte erano state annunciate dal ministro dell'Interno Saudita.

Le parole sarebbero state accompagnate da dei versetti del Corano atti a dare una giustificazione alle esecuzioni, con cui si è detto concorde anche il gran muftì Sheikh Abdulaziz Al al-Sheikh.

Secondo quanto comunicato dal ministero, i 47 giustiziati avrebbero agito tra il 2003 e il 2006 per contro di al Qaeda, progettando attentati terroristici contro i civili. Al di là della tensione nata tra sciiti e sauditi, il portavoce del ministero della Giustizia ha voluto sottolineare come soltanto quattro delle 47 vittime fossero musulmani sciiti. Il tutto per evitare che le condanne a morte potessero essere ricollegate a una qualsivoglia discriminazione di tipo religioso.

Le decapitazioni e le fucilazioni non sono avvenute tutte a Riad ma in ben 12 città differenti.