In un video caricato su YouTube Feysal Cheffou racconta la rivolta degli immigrati irregolari musulmani in un centro d'accoglienza belga. Provava a dare voce alle loro sofferenze nel periodo del Ramadan, dovuti all'incompatibilità tra i precetti religiosi e le dinamiche del centro, che prevedeva l'ultimo pasto per le ore 19, causando così un digiuno perenne di giorni e giorni.
E da quegli stessi centri, in cui aveva diversi contatti, il giornalista freelance FeysalCheffou sarebbe stato allontanato proprio per i suoi tentativi di radicalizzare i migranti.
"Qui o in Siria, non importa dove, io ti posso far arrivare ovunque" diceva Cheffou ai suoi interlocutori, alla luce del giorno, mentre questi erano in fila fuori dall'Ufficio immigrazione. Il suo intento? Convincergli ad agire in nome del jihad.
Visto che le maleparole non bastavano, Cheffou, per la sua attività, era stato denunciato anche dalborgomastro della Ville de Bruxelles,Yvan Mayeur, lo stesso che ieri ha caldamente sconsigliato ai Belgi di prendere parte alla marcia contro la paura, poi annullata.
Uno sbaglio dopo l'altro
La procura, però, non considerava Cheffou un elemento pericoloso. Interpellata dallo stesso Mayeur sull'attività del giornalista, "In quanto la sua opera verbale di reclutamento a nome dei movimenti radicali islamici costituisce una forma grave di reato", la procura aveva risposto negativamente al borgomastro di Bruxelles, dichiarando la sua richiesta come non accolta e non predendo, di conseguenza, alcun provvedimento nei confronti di Cheffou.
La risposta negativa era arrivata nel settembre 2015.
Questo è soltanto l'ultimo degli errori commessi dalle autorità belghe, che hanno pesantemente inciso in attività come la 'caccia all'uomo' nei confronti della primula rossa Salah Abdeslam, ora in carcere, e l'arresto dei fratelli Bakraoui, entrambi morti durante gli attacchi del 22 marzo, e di NajimLaachraoui, considerato l'artificiere degli attentati di Parigi e di Bruxelles.
Ennesimo collegamento che non fa che rendere sempre più concreta l'idea di una cellula jihadista unica, intervenuta in Francia e in Belgio.
Identificato dal taxista
Il taxista che aveva permesso l'identificazione dei due kamikaze responsabili degli attacchi di Bruxelles ha permesso anche l'identificazione del terzo uomo, ribattezzato l'uomo del cappello.
Sul suo carrello si trovava la carica di esplosivo più importante: un mix instabile che esploderà prima dell'arrivo dell'artificieri ma dopo le prime esplosioni, ad aeroporto già evacuato. Cheffoui verrà poi immortalato due volte: la prima mentre si sta allontanando con fare furtivo dall'aeroporto, la seconda mentre passa uno zaino aKhalid Bakraoui. E' quello il momento in cui viene riconosciuto.
Dopo gli attentati il giornalista freelance continua a comportarsi come se niente fosse. Verrà pedinato e fermato giovedì, per poi essere riconosciuto durante un confronto all'americana dal taxista che lo scorso martedì ha portato i tre terroristi all'aeroporto di Zaventem.