Un’esplosione mentre all’interno dello Stade de France stanno giocando la nazionale francese e quella tedesca. Potrebbe sembrare un gesto goliardico e invece no: l’esplosione, si dirà in un primo momento, è avvenuta fuori dallo stadio. Ad esplodere le granate, che fanno almeno tre morti. I giocatori sono confusi, gli spettatori vengono fatti confluire sul campo mentre si cerca di capire cos'è successo. Alla fine si scoprirà che erano ben due i kamikaze presenti nello stadio e che si sono fatti saltare. Alla fine, si conteranno 4 morti - e non 40, come si era stimato in un primo momento - tra cui 3 terroristi.

Venerdì di sangue

Ieri sera Parigi si è trasformata in un inferno: un venerdì sera in cui si va allo stadio, si va al ristorante, si va a sentire un concerto. Sono questi i luoghi, questi momenti individuati da chi, ieri sera, ha voluto seminare il terrore nella capitale parigina. A Saint-Denis, dove si trova lo stadio; intorno a place de la République, in rue de Charonne, davanti a un ristorante; e all’interno della sala concerto del Bataclan. I numeri destinati a crescere col passare deiminuti: le sparatorie, da due diventate presto sei e disseminate bene o male in tutta Parigi.

Al Bataclan, nell'undicesimo arrondissement, sono morte un centinaio di persone. Non è chiaro se tra questi ci siano anche alcuni dei musicisti che ieri sera avevano fatto registrare il tutto esaurito (circa millecinquecento persone), tra cui gli americaniEagles of Death Metal.

I terroristi sarebbero entrati a volto scoperto e avrebbero avuto tutto il tempo per ricaricare due o tre volte i kalashnikov e uccidere, addirittura giustiziare uno ad uno chi, in un venerdì sera, si era concesso una serata di svago. Chi è riuscito a fuggire ha parlato di un lago di sangue e di corpi ovunque.

Parigi assiste alla messa in moto della macchina della solidarietà che ha portato chi aveva spazio a disposizione a aprire le porte di casa propria (#PorteOuverte) per ospitare chi, in un venerdì sera di paura, si trovava distante da casa propria.

E ora si continua con la donazione del sangue.

L'inizio del terrore

'Allah Akhbar', ovvero 'Allah è grande': subito dopo le prime notizie sono arrivate anche voci, non confermate e da alcuni addirittura smentite, circa le parole pronunciate da alcuni dei terroristi. Uno degli uomini del Bataclan, arrestato in seguito al blitz della polizia, avrebbe però affermato di far parte di Daesh, ovvero dello Stato islamico.

L'argomento è però fin troppo delicato per potersi permettere ogni tipo di passo falso e di attribuzione, anche al netto del comunicato stampa diffuso poche ore fa dall'Isis. Sempre durante la serata di ieri, però, la pubblicazione francese dello stato islamico avrebbe riportato con gioia i risultati degli attacchi contro 'il cuore d'Europa'. Stessa cosa per un presunto hashtag lanciato su Twitter, l'equivalente di 'Parigi in fiamme'.

Hollande, letteralmente prelevato dallo Stadio di Francia e portato all'Eliseo per un vertice d'urgenza, non parteciperà al G20 di domani ma lavorerà per la sicurezza del paese che, a breve, ospiterà anche COP21, il vertice mondiale sul cambiamento climatico. Nella conferenza stampa di ieri sera il presidente francese ha parlato anche di chiusura delle frontieree, in generale, di stato di emergenza (applicato per l'ultima volta durante la rivolta delle banlieue del 2005).

Un tema che era già stato affrontato proprio in vista di COP21 e che ora si ripropone prepotentemente in questa notte di terrore, che ha fatto 128 morti in diversi punti della capitale francese. Una notte che è già stata rinominata "l'11 settembre" della Francia.