Il fatto di cronaca che ci sta sconvolgendo questi giorni, ovvero la violenza sessuale e l’omicidio della piccola Maria, sta riportando alla luce quelle questioni mai assopite, ed anzi continuamente portate alla ribalta, come quella dell’abuso sui minori. Ma quando questo orrendo fenomeno si trasforma in qualcosa d’altro, quasi come fosse un fatto di limitata gravità, scatta un allarme sociale. Su questo devono aumentare la vigilanza le istituzioni.

Mentre si lanciano accuse verso gli immigrati, persone esterne al tessuto sociale radicato da sempre nel territorio, come nel caso di Maria, dove in data di oggi si accusa del delitto un giovane romeno, l’attenzione andrebbe spostata verso la vita in famiglia, dove sembrano aumentare i casi di incesto, in maggior numero all’interno di alcune regioni rispetto alle altre.

Pedofilia ed incesto fenomeno culturale

Sono infatti oltre 200 casi di abusi interfamigliari riscontrati nel primo studio sull’incesto condotto dal Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Campania, il quale lancia l’allarme: in molti quartieri cittadini la violenza è diventata normalità, ed è questa una denuncia dura, scioccante, l’incesto come un fenomeno culturale e non soltanto criminale. Come dire che in diverse aree della Campania, l’abuso sessuale dei bambini non andrebbe classificato nella categoria patologica della pedofilia, ma in quella forse ancora più mostruosa della normalità famigliare.

Il Garante per l’infanzia della regione, Cesare Romano, afferma in un’intervista: ‘L’incesto coinvolge molti ceti sociali.

Noi abbiamo avuto testimonianze da parte di ragazze dei quartieri limitrofi a Napoli, che non solo loro, ma anche tutte le loro amiche, e le amiche delle amiche, avevano subito abusi in famiglia.'

Il Garante Cesare Romano lancia un’accusa verso le parrocchie

La ricerca a campione del garante ha infatti reso evidenti oltre 200 casi sui quali richiede di accendere i riflettori delle istituzioni.

‘Basta con gli eventi spot, basta con le iniziative individuali, c’è bisogno di un coordinamento serio più indicativo e significativo. Avevo chiesto alla Curia la somministrazione di un questionario assolutamente anonimo a tutte le parrocchie, ma io non ho ricevuto, dopo che mi era stata assicurata la piena collaborazione, neanche un questionario.’

L’accusa passa quindi dalle famiglie alle parrocchie che evitano di indagare sulla pedofilia come fatto sociale non più raro, ma sempre più frequente e sottaciuto.