È morta una stella del pugilato, forse la più brillante stella di tutti i tempi, Mohammad Alì. Dopo una lunga malattia si è così spento il numero uno del pugilato a 74 anni in un ospedale a Phoenix, in Arizona, a causa di alcune complicazioni respiratorie.
Mohammad Alì era affetto già da tempo da una brutta malattia, il morbo di Parkinson, una malattia progressivamente invalidante, per la quale ancora la scienza medica non ha trovato una soluzione.I medici del pugile aveva deciso, il 2 giugno scorso, un ricovero per precauzione perché le condizioni di salute di Alì presentavano già delle preoccupazioni, ma non tali da ipotizzare un decesso.
Invece, con inaspettata velocità è giunta la fine di questa legenda.
Chi era
Il 74enne Alì era stato campione del mondo dei pesi massimi per diversi anni dal 1964 al 1967, ed ancora dal 1974 al 1978, ma ha vinto anche l'Oro alle Olimpiadi di Roma nel 1960. Vittorie importanti che lo hanno fatto diventare un mito nell'ambito del pugilato internazionale, ma non solo. Grazie alle sue abilità nel ring, alla magia che riusciva a ricreare all'interno di quello spazio perimetrato, era riuscito ad attirare anche l'attenzione di chi non fosse appassionato di boxe.
Il pugile ha regalato delle sequenze storiche, tra le più belle della storia del pugilato. Scene indimenticabili che a pieno titolo hanno creato intorno a lui un vero mito, di cui ancora oggi si parla.
Nel corso della sua vita si era prima avvicinato all'Islam, fino al punto di convertirsi del tutto, abiurando quindi la sua precedente confessione religiosa. Lo si ricorda anche per il suo grande rifiuto di arruolarsi nell'esercito americano durante la guerra del Vietnam. Un gesto di opposizione ad una guerra e ad una politica estera che non condivideva, che gli valsero però una condanna a 5 anni di reclusione.
Un colpo duro per un pugile e sportivo nel pieno della sua carriera e del calibro di Mohammad Alì. Sicuramente complice la sua grande popolarità e notorietà - non solo in America, ma anche oltreoceano - la sentenza fu ritirata, così da permettere al pugile di continuare a mettere a segno nuovi successi, che hanno contribuito a formare "la leggenda".