L'America si risveglia ferita. Quanto accaduto ad Orlando, con il massacrocommesso all'interno di un locale notturno frequentato da omosessuali, è assolutamente agghiacciante ma pensare ad una strategia più ampia, alimentata dall'abile regia dello Stato Islamico, è catastrofismo allo stato puro. Questo il parere di Barack Obama, espresso dal presidente degli Stati Uniti al termine del vertice con l'Fbi e l'antiterrorismo. Piuttosto, l'accaduto solleva questioni vecchie quanto gli States relative al poco controllo sulle armi.
Un affiliato all'Isis dell'ultima ora
Un forte sospetto, quando è stata accertata l'identità del killer che ha ucciso 49 persone, ha indirizzato gli investigatori a supporre che Omar Mateen possa essere stato armato dall'estremismo jihadista. In realtà il presidente Obama, dopo essersi consultato con il capo dell'antiterrorismo, Nicholas Rasmussen, il ministro dell'interno, Jeh Johnson ed il responsabile nazionale dell'Fbi, James Comey, ha indicato il 30enne di origine afghana come un "affiliato all'Isis dell'ultima ora". Secondo il leader della Casa Bianca infatti, Mateen non era un foreign fighter addestrato dallo Stato Islamico per un attentato suicida, bensì un soggetto instabile mentalmente che ha agito per "pura omofobia" ed ha voluto dare una matrice più ampia al suo gesto dichiarandosi "fedele all'Isis".
"Il suo - ha detto Obama - è un caso di terrorismo nato entro i confini americani, alimentato dalla propaganda estremista che circola in Internet". Ed è per questo motivo che la lotta all'integralismo islamista non va fatta esclusivamente sui campi di battaglia ma bisogna fermare anche il fenomeno della cyber-jihad che può facilmente influenzare menti perverse e zeppe d'odio ed intolleranza come quella di Omar Mateen.
"La strage di Orlando - ha aggiunto il presidente americano - è molto simile a quanto accaduto a San Bernardino che nel dicembre del 2015 costò la vita a 14 persone". Ha poi voluto lanciare un monito agli americani. "Non vorrei che quanto accaduto renda il Paese più permissivo sull'uso delle armi da fuoco. La necessità di un maggiore controllo in tal senso, infatti, non deve essere vista come un ostacolo nella lotta al terrorismo".
Il punto sulle indagini
Non deve stupire che la propaganda dell'Isis abbia rivendicato la strage. Il messaggio che lo Stato Islamico, allo stato attuale in forte difficoltà sui fronti "caldi" di Siria, Iraq e Libia, è in grado di colpire gli Stati Uniti d'America è una palla da cogliere al balzo. Così il sedicente Califfato, tramite comunicato dell'agenzia online Amaq, si è preso oneri ed onori dei fatti di Orlando, definendo Mateen un "soldato che ha portato a termine una missione all'interno di un raduno di crociati in un night club per omosessuali. Ne ha uccisi e feriti cento, prima di cadere". Ha tutta l'aria di un proclama creato ad hoc ma è naturale che le forze di sicurezza non tralascino in questo momento alcuna delle piste battute, come quella che il killer potrebbe avere avuto dei complici.
Sulla presunta radicalizzazione del pluriomicida e sugli altrettanto presunti viaggi in Arabia Saudita, anche questi sono elementi attualmente al vaglio degli investigatori. Omar Mateen sarebbe stato in terra saudita almeno una volta, forse due, per partecipare al tradizionale pellegrinaggio a La Mecca. Intanto la polizia ha identificato quasi tutte le vittime dellapeggior strage commessa con armi da fuoco nella storia del Paese. Sono 49 i morti, 50 compreso il killer, ed è un bilancio che potrebbe aggravarsi visto che almeno cinque supertisti versano in gravissimi condizioni in un letto d'ospedale.