Non si è ancora spenta l'eco della strage di Orlando che l'America è nuovamente e tristemente alla ribalta della cronaca.

L'odio razziale dilaga e si esprime attraverso episodi di violenza e di sangue. Si susseguono uccisioni di afro-americani da parte della polizia statunitense, molto spesso immotivate e, comunque, sempre eccessive. Fioriscono le associazioni per la salvaguardia dei diritti dei neri, ma l'odio semina l'odio e si arriva a vere e proprie stragi.

La notte di sangue di Dallas consegna all'alba successiva lo scenario desolante di cinque corpi ormai privi di vita.

Cinque poliziotti. L'autore? Micha Jhoson, forse solitario killer.

Ed esplode la rabbia. Dovunque si scende in strada, si rivendica il proprio diritto alla vita e alla parità di trattamento.

Anche i neri devono vivere, basta con le violenze! Il grido è unanime e, come un vento impetuoso, spazza via anni di tentativi di democratizzazione da parte di un Presidente, Barak Obama, che ha rappresentato il sogno e la speranza di un'America nuova.

La deflagrazione di proteste, che scuote il Paese, diventa così uno scossone fortemente destabilizzante di quell'immagine, costruita per il mondo, di Nazione progredita e portavoce della libertà e del rispetto dei diritti umani.

L'America sanguina e le sue piaghe, aperte da oltre duecento anni, sono l'espressione più tangibile di una mancata integrazione razziale.

La violenza perpetrata da poliziotti ai danni di afro-americani, ben 135 in un anno, ha caratterizzato e caratterizza il modus operandi di coloro che dovrebbero tutelare l'ordine pubblico.

Remote le origini di questa non accettazione dell'altro, del nero. Dalle guerre di secessione in poi, per non parlare del Ku Klux Klan, la storia degli States è stata contraddistinta da manifestazioni poco edificanti di odio razziale.

E, anche negli anni in cui sembrava superata ogni discriminazione, il clima non era certo idilliaco.

Ma questa recrudescenza di violenza è uno tsunami che distrugge ogni sogno di Nazione civile e democratica. E ci chiediamo se, in un Paese in cui l'acquisto delle armi rappresenta un business troppo appetitoso per molti, possa esservi spazio per la non-violenza.

La sanguinosa notte di Dallas non è solo l'opera di uno squilibrato, accecato dall'odio e dalla sete di vendetta, ma è anche l'ennesima cronaca di morte e desolazione.

"L'America è una nazione divisa", tuona Trump all'alto della sua delirante posizione politica fortemente conservatrice.

Immediata la replica di Obama, che smentisce tale affermazione, interrompendo precipitosamente il suo viaggio in Europa. Mentre appaiono sempre più remote quelle sue parole che infiammarono gli animi di tutti, facendo gridare a un'America, animata dal sogno di una svolta sociale innovativa e democratica: "Yes, we can!"