Giappone, Sagamihara, 26 luglio 2016. Questa data rimmarrà impressa per sempre nella memoria dei poveri pazienti di un ospedale psichiatrico. Oggi si è compiuta una vera carneficina, una strage senza una motivazione apparente, nessuna logica per quello che è stato definito dalla stampa nipponica come uno dei peggiori massacri dal dopoguerra. 19 morti, 19 vite spezzate dalla follia di un uomo che li accusava soltanto di una cosa: essere disabili.

Una strage al grido "I disabili devono sparire"

I fatti. Un'ex dipendente, armato di svariati coltelli da cucina, entra in un centro psichiatrico a Sagamihara in Giappone passando da una finestra, lega gli operatori o almeno così sembra dalla ricostruzione dei fatti dalle tv locali e inizia a compiere il suo piano crudele.

Il bilancio è di 19 morti e 25 feriti dei quali 20 molto gravi. Finito il folle gesto, l'autore della strage Satoshi Uematsu, si consegnerà alla polizia dichiarando soltanto che secondo lui i disabili non dovrebbero esistere. Le autorità giapponesi sono rimaste colpite da un gesto così crudele definendolo un massacro.

Una follia che verrà ricordata per anni

Un funzionario della prefettura di Kanagawa ha tracciato il triste bilancio della strage, nove uomini e dieci donne non ce l'hanno fatta tra di esse anche alcune molto giovani, 20 feriti sono ricoverati in gravi condizioni in diversi ospedali del Giappone almeno altri 5 feriti non gravi. Al momento non è possibile parlare con gli altri pazienti visto l'enorme shock subito ma, in ogni caso, altri dettagli sarebbero soltanto formalità.

Rimane da chiedersi come sia riuscito un uomo da solo a irrompere in un ospedale, legare tutti gli inservienti e compiere la strage indisturbato. Che vi sia stato anche un complice? Al momento le indagini sembrano escludere questa possibilità ma l'esatta dinamica dei fatti deve essere ancora ricostruita.

Il mondo è solidale con il Giappone e con i disabili

Sui social già c'è chi chiede la pena di morte o l'ergastolo per il folle criminale ma il filo che unisce tutti è la solidarietà. Bisogna essere vicini alle vittime, meglio un mondo pieno di disabili che una persona come questa sono i commenti sui social più diffusi e noi non ci sentiamo di discordare.

Certo il Giappone è un paese pieno di stranezze ma di fronte a un fatto così grave viene spontaneo porsi delle domande, che non riguardano solo lo stato nipponico, ma tutto il mondo. Dove stiamo andando a finire? Possibile che sempre più persone perdono la testa e compiono gesti simili?