Probabilmente era il suo chiodo fisso. Forse non sopportava l’idea che i beni della sorella andassero a finire nelle mani della madre dei suoi due nipoti acquisiti, Roberto e Andrea Caddori, uccisi proprio da lui, Peppuccio Doa, l’ex muratore di 83 anni, che con quattro colpi di pistola li ha lasciati a terra stecchiti nelle scale dell’abitazione della sorella Maria, in via Brigata Sassari ad Arzana, quel maledetto pomeriggio del 10 agosto. E adesso dalla casa del delitto spuntano fuori ben due testamenti: opposti. Scritti di pugno dall’anziana Maria Doa, proprio nel mese di giugno.

Il primo decreta come unico erede del suo patrimonio il fratello Peppuccio. L’altro, invece, dice che tutti i beni andranno nelle mani di Franca Ferrai, la madre dei due fratelli uccisi.

Gli investigatori della Squadra Mobile della Polizia di Nuoro pensano che la donna, 91enne e con gravi problemi di deambulazione, avesse un po’ le idee confuse. E stesse valutando appunto a chi effettivamente lasciare le sue proprietà: la casa di via Brigata Sassari, teatro del delitto, un appezzamento di terra nelle campagne del paese e altri piccoli lasciti. Molto probabilmente, almeno così la pensano gli inquirenti, zio Peppuccio Doa sarebbe andato nell’abitazione della sorella proprio per cercare questi documenti.

E dopo la discussione sarebbe accaduto il duplice omicidio.

Alla ricerca della verità

Il lavoro degli investigatori della Polizia non sarà facile. Individuare effettivamente cosa abbia spinto Peppuccio Doa ad uccidere i suoi due nipoti acquisiti sarà compito degli inquirenti che, in queste ore, stanno ascoltando per l’ennesima volta i tanti testimoni del duplice delitto di Arzana.

E sono tanti: sei per la precisione. Oltre a Peppuccio Doa, che si trova in carcere, c’è anche la moglie del presunto assassino, Giannina Stochino, che è andata in via Brigata Sassari con il marito, la sorella Maria, Franca Ferrai (mamma di Andrea e Roberto), Patrizia Fara (compagna di Andrea) e Bruna Caddori (sorella degli uccisi).

Le uniche certezze le potranno dare solo gli esiti degli esami delle autopsie, effettuate dall’anatomopatologo Roberto Marcialis e soprattutto le perizie balistiche.

Diverse ipotesi

I dubbi degli investigatori sono ancora tanti e le ipotesi più accreditate sarebbero due. E cioè che Peppuccio avesse premeditato l’omicidio (sarebbe andato dalla sorella con la pistola in tasca e accompagnato dalla moglie) ma anche che, dopo aver litigato pesantemente con chi si trovava in casa e dopo aver visto i due fratelli andargli contro, si sarebbe difeso a colpi di arma da fuoco. Questo farebbe balenare un’ipotesi di eccesso di legittima difesa. Sarà comunque il lavoro certosino degli inquirenti a dare una risposta ai tanti interrogativi che si celano dietro il tragico duplice omicidio di Arzana che per ora vede dietro le sbarre l’anziano muratore Peppuccio Doa.