Martedì 26 settembre, si è celebrato il secondo anniversario della strage di Ayotzinapa in messico.Manifestazioni si sono svolte nelle principali città dello stato centro americano, dove tantissime persone si sono riversate nelle strade per ricordare i giovani morti e denunciare a gran voce l’operato del governo, complice, secondo i giornalisti locali, di vivere in simbiosi con la criminalità organizzata.

Alla commemorazione principale svoltasi a Città del Messicoerano presenti i familiari dei defunti e dei “desaparecidos” che hanno potuto depositare fiori ai piedi di una scultura in metallo rappresentante il numero 43 (come le vittime ufficiali dell’efferato atto criminale ndr).

La disperazione dei familiari

Durante la manifestazione, i familiari e gli amici più stretti sono stati raggiunti dai giornalisti locali.A Fox News Latino il signor Bruno, padre di un ragazzo disperso ha detto: “ Non sono contento di questo monumento poiché esso ci ricorda che non ci sono più tutte queste persone…la perdita di così tanti giovani non sarebbe dovuta avvenire”.

Alla stessa emittente, il signor Ortega ha dichiarato: “ Siamo tristi perché non conosciamo la sorte dei nostri cari e ci sentiamo impotenti dinanzi alla collusione tra governo e bande criminali”.

I fatti del 2014

Il 26 settembre 2014, oltre cento studenti messicani rubarono dei pullman nei pressi della città di Iguala per partecipare ad una manifestazione a Città del Messico per denunciare la corruzione ed il malaffare del governo.

Durante il tragitto, tre autobus furono intercettati dalla polizia locale che secondo testimoni iniziò senza alcun motivo a sparare contro gli studenti non armati. Durante il conflitto quasi tutti i giovani riuscirono a scappare tra le colline ma furono rapidamente catturati dai poliziotti.

Dopo averli tenuti in custodia per una notte, la polizia decise di consegnare i ragazzi ad una banda di guerriglieri che dopo averli crudelmente torturati ed arsi vivi, gettarono i loro corpi in fosse comuni.

Nel settembre 2014 vennero arrestati una ventina di poliziotti ed il capo della polizia Francisco Salgado. Lo stesso sindaco di Iguala e la sua consorte furono indagati in quanto ritenuti dal pubblico ministero i mandanti della strage.