Come volevasi dimostrare, dopo nemmeno due settimane dal sisma che il 24 agosto ha colpito le regioni del centro Italia l'attenzione mediatica è decisamente calata, ora completamente concentrata sulle difficoltà politiche della sindaca di Roma, Virginia Raggi. Ma è da un altro sindaco, quello di amatrice, sergio pirozzi, che giunge un ennesimo grido di aiuto, ma anche una precisa accusa.

Qui è il Vietnam

Con il linguaggio colorito che abbiamo imparato a conoscere, che però ha il dono di aiutare a focalizzare immediatamente i problemi, Pirozzi afferma, in un'intervistarilasciata a RadioCusano Campus l'8 settembre, di trovarsi in gravi difficoltà non tanto, o meglio, non solo per la situazione oggettiva, ma soprattutto per l'impossibilità di agire senza pastoie burocratiche.

"Qui è il Vietnam" ha affermato, riferendosi al fatto che i crolli sono continui, soprattutto per via del maltempo che nei giorni scorsi ha flagellato Amatrice e le sue numerose frazioni.

Non voglio fare l'agnello sacrificale

Le parole di Pirozzi sono precise e lapidarie: le difficoltàsono enormi ma il vero problema è una burocrazia complicatissima che impedisce di dare seguito alle decisioni con le azioni. Il primo cittadino ricorda che è necessario portare via le macerie e trovare un riparo alle persone che non sono pronte a lasciare Amatrice. Dice di aver predisposto tutto, ma di attendere autorizzazioni che continuano a rimbalzare da un ente all'altro, senza arrivare al dunque. "Io non voglio essere l'agnello sacrificale di nessuno" conclude infine, lasciando intendere come la sua azione potrebbe essere assai più determinante, qualora venisse lasciato libero di agire.

Guardare al futuro

C'è un'affermazione che Pirozzi ripete come un mantra: io devo guardare al futuro, per il bene della mia gente. Guardare al futuro significa fare tutto quello che serve affinché gli amatriciani possano recuperare quello che hanno perduto, operazione non impossibile, se la ricostruzione verrà portata avanti con criterio e soprattutto con coscienza.

Mentre molti degli abitanti di altri comuni colpiti dal sisma infatti hanno accettato soluzioni alternative, la maggior parte dei cittadini di Amatrice e delle sue frazioni ha deciso di restare qui in ogni modo possibile. Alcuni di loro stanno già costruendo con le proprie mani casette di legnoin cui ripararsi, per realizzare le quali non ci vorranno certo sette mesi. A dimostrazione che volere e potere, se la burocrazia, o altro, non si mette in mezzo.