Suscita notevole perplessità, per i suoi aspetti marcatamente omofobi,la notizia che giunge da Monza.All'istituto professionale Ecfop (Ente cattolico per la formazione professionale) un ragazzo di 16 anni non è stato ammesso a frequentare il terzo anno del corso in "sala da bar" perché, a detta della madre, è omosessuale. Tra le altre cose, il giovane aveva superato a pieni voti il precedente anno scolastico.

A raccontare la vicenda è la signora Ionela Anisoara, madre del ragazzo, la quale rivela anche - con dovizia di particolari - le umiliazioni subite dal figlio già nel corso del precedente anno scolastico.Umiliazioni che fecero balzare agli onori della cronaca il 16enne, e che furono oggetto di numerose polemiche sui media nazionali.

La vicenda

Sembra che la Scuola, contattata telefonicamente dai genitori del giovane a luglio dell'anno in corso, abbia invitato questi a richiamare in seguito e che, dopo ripetute telefonate, solo a settembre l'istituto abbia comunicato l'impossibilità di accettare il ragazzo, perché ormai era troppo tardi e le classi erano già state formate.

Immediata la reazione dei genitori che hanno denunciato l'accaduto, ma a pagarne le conseguenze è stato soprattutto il giovane, caduto - come riferisce il padre - in uno stato di depressione.

La foto "incriminata"

Già nel 2015, a causa di una foto comparsa su Instagram che lo ritraeva a torso nudo insieme ad un amico, lo studente era stato accusato dal preside, Adriano Corioni, addirittura di pedopornografia. Di conseguenza, era stato isolato nel corridoio dell'istituto, perché avrebbe potuto influenzare negativamente i compagni.

Il provvedimento aveva determinato l'azione legale della famiglia del giovane, conclusasi poi con la riammissione di questo alle lezioni. La madre del 16enne dichiara che, a quel punto, decisero di ritirare la denuncia per non inasprire ulteriormente gli animi.

Malgrado il successo scolastico dello studente, quest'anno la scuola ha preferito continuare a seguire la sua linea di non ammissione. Difronte alle reiterate, quanto motivate proteste della signora Anisoara, che giura di "battersi per i diritti del figlio", si leva il muro del silenzio del preside.

Rimane solo da chiedersi ora quale possa essere la reazione e i risvolti psicologiciper il protagonista di questa storia che si è trovato, suo malgrado, al centro di una terribile battaglia.