È un "annus horribilis" per Firenze: nel 2016 sono state molte le situazioni che hanno messo in crisi la città, ed il tessuto economico che le ruota attorno.Da sempre terra di produzione di tessuti di alto pregio, e sede di firme prestigiose nella Moda, da oggi il capoluogo toscano deve dire addio ad una della più importanti maison che in questi hanno le ha dato tanto lustro.
Emilio Pucci lascia la Toscana, per continuare ad operare a Bologna e a Milano: nella sede bolognese sarà concentrata tutta la fase produttiva; Milano invece riunirà in un'unica location tutti i comparti non produttivi (laboratori creativi, uffici acquisti ed amministrativi), compresi quelli toscani.
Una decisione difficile, giunta al termine di lunghe trattative tra l'azienda (appartenente oggi al gruppo Lvmh) e i sindacati. Irremovibile, la casa di moda ha comunicato la necessità di una riorganizzazione strutturale dell'azienda, sofferente - come del resto tutto il settore moda in generale - per il calo delle vendite.
Ai dipendenti verrà garantito il mantenimento del posto di Lavoro, ma solamente se si renderanno disponibili a trasferirsi a Milano. Ad oggi non è dato sapere quanti saranno i dipendenti che accetteranno la proposta, né se saranno intraprese delle azioni di tutela del personale impiegato nell'aziendada parte dei sindacati di categoria.
Anche Roberto Cavalli è in crisi
È di pochi giorni or sono la comunicazione diramata dall'ufficio stampa di un'altra grande firma della moda che affonda le sue storiche radici in Toscana: Roberto Cavalli.
Subito dopo il "divorzio" dallo stilista e direttore creativo della maison,Peter Dundas,è arrivata la nota informativa diffusa dall'azienda, che annuncia una politica di riorganizzazione interna, con tagli al personaleche interesseranno 200 unità.Dopo il concordato preventivo richiesto da Braccialini lo scorso maggio, la ristrutturazione è un passo obbligato, anche se il marchio Graziella Group viene segnalato come interessato all'acquisizione del marchio.
Tornando in quel di Firenze, la città ha dovuto incassare anche il fallimento del gruppo Abc (noto con il marchio Segue) e le proteste dei dipendenti di Guess, dopo l'annuncio dell'intenzione, da parte dell'azienda, di delocalizzare la produzione in Svizzera.