Un'altra storia di violenza tra immigrati in Italia. Lamiae Chriqi, marocchina 28enne residente a Pistoia, non è morta per un incendio scoppiato accidentalmente: ad appiccarlo è stato il pakistano Hussain Afzal, un uomo che ha richiesto asilo in Italia e che, secondo gli investigatori, si era invaghito della marocchina. Hussain conosceva bene la sua vittima, così come il marito.
Profughi hanno smentito la versione del pakistano
Il rogo scoppiato giovedì scorso in una casa sulle colline di Pistoia sarebbe stato appiccato da un pakistano che aveva fatto delle avances alla povera Lamiae Chriqi.
Il pakistano, lo scorso 7 ottobre 2016, è stato fermato dagli uomini della Squadra mobile e, dopo un lungo interrogatorio, ha confessato di essere stato l'artefice dell'incendio che ha ucciso la marocchina. Il richiedente asilo, però, non ha riferito nulla riguardo al movente. Ora il pakistano è accusato di incendio doloso e omicidio. Lamiae e il marito, un connazionale, conoscevano da un po' di tempo Hussain, uomo che vive nell'albergo Arcobaleno assieme ad altri migranti. L'albergo non è molto distante dalla casa della marocchina. La Polizia ritiene che il pakistano, dopo aver dato fuoco alla casa di Lamiae, abbia voluto discolparsi fingendo di voler salvare la donna e chiamando il marito.
Gli altri profughi, un'ottantina, che vivono nell'albergo Arcobaleno hanno aiutato gli investigatori a ricostruire la dinamica dell'episodio. Hussain voleva crearsi un alibi ed aveva detto, inizialmente, alla Polizia che giovedì scorso aveva passato tutta la giornata in albergo. Diversi migranti hanno contraddetto la sua versione.
Una testimone italiana ha affermato che, dopo lo scoppio dell'incendio nella casa della marocchina, ha visto una persona che fuggiva.
Infuriato per essere stato respinto dalla marocchina
Quando, giovedì scorso, i poliziotti si sono recati nella casa di Lamiae hanno trovato la 28enne in bagno, per terra, senza vita. In quel bagno c'è una finestra piccolissima.
La marocchina si era rifugiata in bagno per sottrarsi alla furia di quel pakistano che probabilmente le aveva fatto apprezzamenti pesanti. Lui non avrebbe accettato il rifiuto e, avvalendosi di una bombola piena di gas, ha causato il rogo. Agli inquirenti Afzal ha riferito che il litigio con la marocchina è nato per un passaporto che lei non gli voleva restituire. Attualmente non c'è nulla che possa provare tale versione. L'ipotesi più accreditata, ora, è quella dell'apprezzamento respinto. Quel pakistano, insomma, avrebbe voluto consumare un rapporto 'intimo' con la 28enne. Questa, imbarazzata e impaurita, si è subito rifugiata in bagno. Gli investigatori hanno scoperto anche diverse ferite da taglio sulle mani di Lamiae: è probabile che gliele abbia procurate Afzal.
Le indagini sul rogo di Pistoia e sulla morte della marocchina Lamiae Chriqi vanno avanti. L'unica cosa certa, finora, è che il rogo è stato appiccato dal pakistano Hussain Afzal: è stato lui stesso a confessarlo durante l'interrogatorio. Il pakistano, 29 anni, ha detto agli investigatori di aver conosciuto la 28enne per motivi religiosi.