Il consiglio di Stato francese (paragonablie, per certi aspetti, alla nostrana Corte di Cassazione) ha negato la diffusione sulla tv francese dello spot "Cara futura mamma", che vede protagonisti giovani e giovanissimi affetti dalla sindrome di Down.

Lo spot

Lo spot è stato creato in occasione del 21 marzo, giornata mondiale per la sindrome di Down. Prende spunto da una lettera di una futura madre, preoccupata e spaventata dalla notizia che il figlio che porta in grembo è affetto dalla sindrome di Down. In 15 le rispondono, in inglese, italiano, francese e spagnolo rassicurandola che il suo figlio potrà abbracciarla, baciarla e amarla, scrivere, andare a scuola, lavorare proprio come fanno tuti, senza nascondere che a volte le cose potranno sembrare difficili, addirittura impossibili, ma, in fondo, "non è così per tutte le madri?" L'appello finale: tuo figlio potrà essere felice proprio come lo siamo noi.

Le motivazioni di una decisione inspiegabile

Il consiglio di Stato francese ha deciso di confermare la censura dello spot considerandolo "inappropriato", in quanto il messaggio trasmesso è stato considerato "suscettibile di turbare la coscienza di quelle donne che, nel rispetto della legge, hanno fatto scelte di vita differenti. Non potendo quindi, per questo motivo, essere visto come un messaggio di interesse generale, se ne vieta la diffusione televisiva". Una ricerca condotta da Eurocat in 18 paesi dell'Unione Europea rileva che in Francia l'80 % delle donne a cui è stato diagnosticato un feto portatore della sindrome di Down ha deciso di porre termine alla gravidanza. Nella ricerca viene inoltre evidenziato come l'età media delle gestanti francesi sia più alta rispetto alla media di altri paesi, fattore questo che aumenta la probabilità di avere un bambino con la sindrome in oggetto.

Dato il contesto di una nazione che tanto ha contribuito, nella storia europea e non solo, all'affermazione dei diritti civili dell'individuo non stupisce la decisione di tutelare ad ogni costo la sensibilità di chi ha optato per una scelta, a quanto pare in Francia largamente accettata e condivisa, d'interruzione di gravidanza per riscontrati problemi genetici. Viene da chiedersi come mai, per il Consiglio di Stato francese, non sia sembrato altrettanto opportuno proteggere anche la sensibilità di chi, quella gravidanza, ha deciso di portarla avanti.