È crollato Michele Egli, il cognato dell'insegnante ritrovata senza vita, a soli 35 anni, nei boschi del comasco circa un mese fa. L'uomo, 42 enne, unico indagato nella vicenda, tecnico informatico, aspirante scrittore di gialli, ha ammesso le sue colpe durante l'interrogatorio degli agenti della polizia cantonale e del pm svizzero.

Subito dopo l'arresto, aveva ammesso una parte di responsabilità, confessando agli investigatori di aver solo trascinato il corpo nel bosco, ma di non aver commesso alcun omicidio. Una storia alla quale gli agenti non hanno creduto e, scavando nella vita e nella psiche del colpevole, è emerso che in uno dei suoi romanzi mai pubblicati, il cognato della vittima scriveva proprio del ritrovamento del cadavere di una ragazza.

Il medico legale e i militari dell'Arma della provincia di Como, nel ricostruire la dinamica del delitto, hanno parlato di soffocamento avvenuto nell'abitazione della arcudi in territorio svizzero venerdì 14 ottobre, e poi del trasporto della salma avvolta in un tappeto in territorio italiano.

Un amore non corrisposto, sembra questa la pista più probabile da seguire per risalire al movente e chiudere il caso inerente l'omicidio di Nadia Arcudi. L'ipotesi di un litigio scaturito da motivi economici per diventare proprietario della casa della madre della vittima, si sta lentamente allontanando.

"Non volevo dare un dispiacere ai parenti"

Seguito dalla polizia italiana durante un viaggio al sud, e successivamente segnalato alla polizia elvetica, il marito della sorella della vittima ha detto agli agenti, in un primo momento, di aver ritrovato il corpo senza vita di Nadia in casa, e di averlo trasportato al di fuori dell'abitazione per non arrecare un dispiacere ai parenti quando l'avrebbero ritrovata.

Michele Egli, inoltre, aveva provato ad inscenare un finto suicidio, inviando una mail dal cellulare della vittima, scrivendo di aver strappato i biglietti per il concerto del suo gruppo preferito e di volersene andare. Una storia con troppi pochi elementi per essere ritenuta vera e non confermata dall'autopsia, che ha stabilito il decesso per soffocamento, probabilmente avvenuto tramite un sacchetto di plastica.