Le famosi grandi opere che spesso flagellano i territori attraverso cui passano non sono certo prerogativa nostrana. Anche dall’altra parte dell’oceano c’è una popolazione che si ribella all’avanzata degli interessi delle grandi compagnie. Più che una popolazione, anzi, un popolo. I nativi americani sioux, che abitano l’area chiamata Standing rock, nel Nord Dakota, stanno combattendo da ormai sei mesi un tentativo di esproprio dalle loro case per far spazio al nuovo oleodotto della Dakota Access LLC.

L’ultima mossa del governatore repubblicano Jack Darlymple è stato un ordine di sgombero per motivi d’emergenza climatica, dal momento che, in questi giorni, sul territorio in questione si sta abbattendo un vento gelato proveniente da nord.

Un ennesimo tentativo, sostengono i nativi, dietro cui si nasconde l’alibi per scacciarli dalle loro terre natie.

Il nuovo oleodotto, che raggiungerà la lunghezza di oltre duemila chilometri, dovrà passare per un territorio che i Sioux considerano sacro, e, come se non bastasse, su un’area dove si trovano importanti risorse idriche che approvvigionano milioni di persone, e che, come sostenuto da Greenpeace, rischierebbero di essere seriamente inquinate dall’oleodotto.

“È come se si costruisse sopra un cimitero o una chiesa” ha ribadito uno dei protestanti che si sono uniti ai Sioux, particolarmente avvelenato anche contro l’amministrazione Obama “Dopo tante promesse ai nativi, Obama, non ha mai fatto niente per impedire questo esproprio”.

E il discorso che tira in ballo la Casa Bianca è, in effetti, cruciale. Il neo presidente eletto Donald Trump è stato al centro delle polemiche dei media americani a causa del suo conflitto d’interessi relativo a questa vicenda. Trump ha investito 100 milioni di dollari nella Energy Transfer Partners, a cui la Dakota Access LLC fa capo, ed è proprio questo legame che ha reso “fiducioso” l’ad della società costruttrice riguardo la possibilità di veder ultimato l’oleodotto.

Dagli ambienti presidenziali hanno fatto prontamente sapere che Trump ha già venduto le proprie quote societarie, anche se le carte che lo attestano non sono ancora state rese pubbliche.

Intanto i Sioux continuano nella protesta in condizioni allarmanti: ulteriormente fiaccati dalle condizioni meteo proibitive di questi giorni, diversi di loro sono stati già ricoverati per ipotermia e intossicazione, dopo che la polizia ha utilizzato idranti e agenti urticanti contro di loro.