La "Buona Scuola" si è arenata a Fiumicino. Loro, i ragazzi dell'Istituto Paolo Baffi, le hanno provate proprio tutte. Una strenua resistenza che dura da tempo. In classe con i cappotti e persino con le coperte portate da casa. Stufe e scaldini, che però subito dopo sono andati a far parte degli arredi della Dirigenza e di altri uffici.
Anche un termometro qualcuno ha portato per monitorare la temperatura delle aule, fisse da giorni intorno ai 5* centigradi.
A nulla sono valse le ripetute richieste da parte dei rappresentanti di classe e di istituto di un rapido confronto con la Dirigenza.
La Preside - reggente incaricata su 4 istituti tra Roma e il Litorale - non riceve nessuno. Non ha tempo, dice.
Degrado ovunque
Intanto nelle classi ci piove dentro (in centrale come pure nella succursale di via Giorgis). Le immagini degli smartphone - moderni tam-tam che rimbalzano da un plesso all'altro dell'istituto - non lasciano spazio a dubbi. E inchiodano le negligenze delle autorità competenti.
Un secchio per raccogliere l'acqua in IV b Alberghiero, topi e scarafaggi nelle cucine. Soffitti pericolanti muffa mascherata più e più volte con una passata di pennello.
"Sono due anni che va avanti così" - dice un gruppetto del triennio radunatosi in un caffè per fare il punto della situazione e decidere sul da farsi
"Per due anni siamo stati tranquilli e abbiamo atteso che qualcuno si muovesse.
Ma non è stato così- Ora basta. Non andremo a scuola - è la minaccia - fino a quando i problemi del nostro istituto non verranno affrontati seriamente" - dichiara uno dei rappresentanti.
Qualcuno avanza grossi dubbi sulla destinazione dei fondi stanziati dalla Provincia a favore degli istituti tecnici con il Decreto salva-scuola.
"Che fine hanno fatto questi soldi? - dice un ragazzo che preferisce restare anonimo - se lo chiedono anche i nostri genitori".
Nonostante i 120 euro chiesti a ciascuna famiglia come contributo volontario per sopperire alle spese, inoltre, si sfogano i ragazzi - in cucina dobbiamo arrangiarci con cipolla e farina. Me lo dice che ci facciamo con cipolla e farina?"
Questa volta l'obiettivo è chiaro. Niente confusione né tentennamenti per questi giovani che si vedono negare di fatto da ben due anni il diritto allo studio.