Una seconda sconfitta, ancora più pesante, è arrivata dalla Corte federale d'appello per il decreto anti-immigrazione del presidente americano Donald Trump. Il cosiddetto "Muslim ban" era stato già sospeso dal giudice federale di Seattle James Robart: il giudice si era pronunciato su richiesta di due stati - Washington e Minnesota - che avevano denunciato i possibili danni economici e sociali, provocati dal decreto di Trump, a questa causa si erano uniti altri stati tra cui la California e New York, più un centinaio di aziende; il presidente ha replicato così su Twitter: "L'opinione di questo cosiddetto giudice, che essenzialmente priva il nostro Paese della legalità, è ridicola e verrà rovesciata".

Trump, la seconda sconfitta e il futuro

Rovescio che però non c'è stato visto che la Corte di San Francisco ha bocciato il ricorso presentato dalla Casa Bianca poiché: "Non ha dimostrato che la sospensione di quel divieto rechi un danno irreparabile "; una sentenza che ha colto di sorpresa Trump che ha parlato di "tribunali politicizzati" e ha poi lanciato, sempre via Twitter, una sfida alla magistratura: "Ci vediamo in tribunale. La sicurezza della Nazione è in gioco!". Di quale tribunale si stia parlando non è difficile da immaginare dato che al di sopra della Corte federale c'è solo la Corte Suprema, che in questo momento sta vivendo una situazione anomale con una presenza di giudici in sostanziale pareggio - quattro di nomina democratica e quattro di nomina repubblicana - tutto ciò rende determinante il ruolo del "nono giudice" Neil Gorsuch, nominato da Trump e in attesa di ottenere la conferma da parte del Senato.

Una situazione ingarbugliata, delicata e potenzialmente esplosiva che potrebbe consentire alla minoranza democratica in Senato di rimandare la nomina di Gorsuch e far si che la "rivincita" chiesta dal presidente sia ancora più incerta. Se il decreto dovesse venire bocciato anche dalla Corte Suprema, il muro che Trump sogna di realizzare potrebbe crollare prima ancora che inizino i lavori di costruzione.