Si è dovuta rivolgere alla Cgil una 41enne padovana per poter ottenere l'interruzione di una gravidanza inattesa, operazione che è stata rifiutata da 23 ospedali. Un'odissea cominciata a dicembre, rivelata solo ora, con il primo rifiuto arrivato dall'ospedale di Padova e seguito da altri provenienti da nosocomi del Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.

L'odissea e l'aiuto della Cgil

La donna, già madre di due figli, ha raccontato in un'intervista di come nonostante le precauzioni prese abbia scoperto nel dicembre scorso di aspettarne un terzo: "Mai e poi mai mi sarei aspettata una nuova gravidanza.

Non doveva succedere. Inizialmente mi sono mossa pensando fosse relativamente semplice, ho contattato il mio ginecologo e l'ospedale di Padova. Ma mi sono accorta subito che c'era un tentennamento", le risposte ricevute infatti sono state pressoché simili in tutti gli ospedali 'No per l'Obiezione di coscienza' 'No per burocrazia' ed addirittura un 'No perché si avvicina il Natale'; a questo punto la donna, per non sforare il tempo di 90 giorni previsto dalla legge 194, è ritornata al punto di partenza rivolgendosi però alla Cgil che ha sbloccato la situazione proprio nell'ospedale di Padova.

In una nota pubblicata sul proprio sito, il sindacato ha chiesto che anche nel padovano (come già successo nel Lazio) vengano assunti medici non obbiettori proprio per "riuscire ad applicare una legge -la 194- che consente questo tipo di pratica senza far ricorso all'aborto clandestino, molto più pericoloso."

La donna ha dichiarato di essersi sentita molto "amareggiata per la mancanza di umanità e professionalità" che ha riscontrato nelle strutture a cui si è rivolta.

È vero che la legge nel 1978 consente l'obiezione di coscienza ma è altresì vero che obbliga le strutture sanitarie ad essere in condizioni di garantire tale prestazione quando richiesta "in relazione o allo stato di Salute della donna, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari"; una nuova possibile soluzione, forse, è l'obbligo di assumere personale non obiettore di coscienza.