Udienza cruciale nel processo per la morte di Marco Vannini: per i medici legali incaricati dal pm poteva essere salvato. Se questa risposta si traducesse in un convincimento della Corte, Antonio Ciontoli rischierebbe l'ergastolo. Imputato di omicidio volontario insieme alla famiglia (la moglie Maria e i figli Martina e Federico) potrebbe subire una condanna minore se si dimostrasse che il giovane non avrebbe potuto essere salvato neppure da un tempestivo soccorso: in questo caso l'accusa diventerebbe omicidio colposo per Antonio Ciontoli e omissione di soccorso per il resto della famiglia, con una conseguente, importante riduzione della pena per tutti.

Resta ferma l'accusa di omissione di soccorso a Viola Giorgini, fidanzata di Federico.

L'esito dell'autopsia

La morte di Marco Vannini, ucciso a Ladispoli (Roma) il 18 maggio 2015, è stata spiegata in modo cristallino dai consulenti medico-legali incaricati dalla Procura, dott. Cipolloni e dott. Gaudio. Quest'ultimo ha anche citato uno studio che dimostrerebbe la sopravvivenza nel 100% dei casi di ferite da arma da fuoco in pazienti con segni vitali simili a quelli di Marco, giunti in ospedale in tempi ridotti.

Il ragazzo, ferito da un colpo di pistola in casa dei Ciontoli, poteva essere salvato: questa la tesi sostenuta dai consulenti tecnici che hanno effettuato l'autopsia su incarico del pm D'Amore.

Il colpo sarebbe partito dall'alto, a una distanza di circa 25 cm.

Il dott. Luigi Cipolloni ha spiegato la causa del decesso e le lesioni riportate da Marco Vannini, sottolineando "il massiccio versamento bilaterale a livello toracico" evidenziato in sede di autopsia che confermerebbe la sopravvivenza di Marco per un consistente lasso termporale dopo il ferimento.

Non sono state riscontrate grandi lesioni alle valvole atrioventricolari e il decesso è sopraggiunto in seguito a uno shock emorragico. Secondo Cipolloni l'ogiva non sarebbe stata spostata dalle manovre di rianimazione.

Le funzioni cardiache non sono state compromesse dal proiettile. Il dott. Gaudio ha precisato che la perdita di sangue, dopo circa un'ora e trenta minuti intercorsi fra lo sparo e il trasporto al PIT di Roma, si è attestata intorno al litro e mezzo (mediamente un terzo del totale presente nel corpo umano).

I soccorsi in ritardo per colpa dei Ciontoli

In presenza di una corretta comunicazione del tipo di ferita ai soccorritori, secondo i periti della Procura, Marco Vannini si sarebbe potuto salvare in tempi brevi, entro l'ordine delle 2 ore dopo lo sparo, con un intervento chirurgico di asportazione del proiettile e sutura della lesione al cuore. Secondo l'accusa le erronee informazioni fornite dalla famiglia Ciontoli al 118 hanno determinato la compromissione del quadro clinico di Marco Vannini, sino alla morte. Il primo intervento sul giovane è stato infatti eseguito con triage scorretto (codice verde) sulla base della fantasiosa descrizione fornita dai Ciontoli durante la tardiva chiamata ai soccorsi: un "buchino" causato da un pettine appuntito.