Non avrebbe mai immaginato di subire un blitz in piena regola secondo lo stile della malavita organizzata, Fernando Rizza, dirigente scolastico di un plesso scolastico nel catanese, almeno fino a quando ha visto irrompere nel suo ufficio due uomini che lo hanno attaccato e malmenato. “Da qui te ne devi andare” gli urlavano mentre lo tempestavano di botte in presidenza prima di allontanarsi sottraendogli anche il telefonino. Le conseguenze avrebbero potute essere ben più gravi per l’incolumità fisica del dirigente (che se l’è cavata con una prognosi di sei giorni), ma è certo che l’impatto psicologico è stato devastante, non solo per l’aggredito ma anche per personale, docenti e studenti stessi che, pur non assistendo direttamente all’aggressione, di certo sono venuti a conoscenza della vicenda.

“Te ne devi andare”, sconosciuti i motivi

Il preside Rizza in verità non è nuovo a intimidazioni di questo tipo e ha più volte denunciato le minacce che nel corso del tempo ha collezionato ad opera di ignoti, tra cui anche l’incendio della macchina nel parcheggio della Scuola. Relativamente ai motivi dell’aggressione Rizza, che guida l’istituto da comprensivo Salvatore Casella di Pedara, in provincia di Catania, appare ignaro: “qualsiasi cosa può essere un pretesto per essere aggrediti e, pensandoci, potrebbero essere cento i motivi” ha dichiarato al quotidiano “La Sicilia”. Quello del dirigente è un mestiere che esige un confronto diretto con un’utenza molto varia troppo spesso unita dal risentimento verso l’autorità del preside “padrone”: docenti, ATA, genitori e studenti sempre più spesso identificano il dirigente scolastico con la figura del Leviatano, in un clima dove i dirigenti, soli contro tutti, diventando “corrotti e corruttori” pronti ad approfittare della loro posizione per perseguire interessi personali.

Aggressioni ai dirigenti, tante in tutta Italia

Quella avvenuta nei giorni scorsi infatti è solo l’ultimo episodio di una serie di aggressioni avvenute ai danni dei dirigenti scolastici: solo lo scorso novembre, sempre in provincia di Catania, una mamma aveva malmenato il dirigente che non aveva permesso che il figlio di questa di otto anni venisse prelevato da scuola dalla sorella minorenne; un altro episodio analogo si è verificato a maggio a Milano quando un genitore o un folle ha aggredito la dirigente rimasta sola nell’atrio con un pugno in pieno volto intimandole di “andare via”; a Ladispoli nel novembre 2015 un dirigente è stato picchiato e coinvolto in una sassaiola (tra cui anche un computer) da un genitore che contestava la sospensione della figlia.

A Trieste, lo scorso febbraio, responsabile dell’aggressione alla preside è stato addirittura un docente che, richiamato per non aver sorvegliato accuratamente gli studenti si sarebbe inalberato colpendo la dirigente con un pugno in pieno volto; a Prato nell’ottobre 2014 è stata invece una professoressa a prendere a pugni il preside della scuola in seguito ad un diverbio nato per incomprensioni legate al lavoro.

E tutto questo solo nell’arco di due anni, segno inequivocabile di un clima negativo, culturale e politico che tende troppo spesso a identificare nel ruolo del preside il nemico comune di tutti coloro che hanno a che fare con la scuola.