Le prime denunce sono arrivate dalla testata russa Novaya Gazeta, ma sono pochi gli aggiornamenti e confusi, nonostante la libertà e velocità dell'informazione al giorno d'oggi. E, a causa di questo, le organizzazioni che si occupano dei diritti umani non possono intervenire.
Ma cosa sta succedendo?
In Cecenia, almeno un centinaio di uomini sospettati di essere omosessuali sono stati prelevati con la forza e rinchiusi in un'ex prigione vicino alla capitale, Grozny. Dai pochi che sono stati rilasciati, arrivano frammentarie testimonianze: le persone vengono torturate e seviziate, massacrate con pestaggi ed elettroshock, rinchiusi in tanti in stanze molto piccole.
I cellulari vengono passati al setaccio cercando prove dei loro crimini, delle loro perversioni, e di altre persone da incriminare.
“Non si può parlare di qualcosa che non esiste, e gli omosessuali in Cecenia non esistono. Se ci fossero, sarebbero i familiari stessi a mandarli in posti da cui non possono fare ritorno”. Dichiarazione riportata sul sito Bossy.it.
Un nuovo olocausto?
Probabilmente non abbiamo imparato nulla dai libri di storia, nulla dallo sterminio degli ebrei causato dal regime nazista. Eppure tutto il mondo è disseminato di mausolei, di statue alla memoria.
E ora il mondo, nuovamente, si volta dall'altra parte.
Solo che, questa volta, al posto degli ebrei, ci sono persone normali, comuni, imprigionate solo per il loro essere, forse, omosessuali.
Solo che, questa volta, al posto della Germania avviene in Cecenia.
Già negli anni scorsi, erano state varate leggi che vietava ogni propaganda sessuale e adesso si è arrivati a delle retate, a vere e proprie deportazioni, prelevando persone, sottoponendole a trattamenti e condizioni di vita disumani.
E, come solo settanta anni fa, il mondo si gira dall'altra parte, permettendo a un piccolo gruppo di persone - con grosse manie di grandezza, terrei a precisare - di esercitare un potere che non ha contro persone che esercitano solo il propri diritto...
e al diavolo il Processo di Norimberga e i diritti umani.
Ma noi saremo migliori dei nostri nonni?
Saremo migliori dei potenti di settanta anni fa?
Primo Lev, deportato ebreo durante la seconda guerra mondiale, è la persona più conosciuta al mondo per aver raccontato la strage che è avvenuta nei campi di deportazione nazista con il suo libri Se questo è un uomo.
Ed è proprio questo grande uomo a far riflettere le future generazioni su quello che è avvenuto, invitandoci ad essere migliori, persone migliori, esseri umani migliori. A non voltare la testa dall'altra parte come, sfortunatamente, è già stato fatto. Lui ci invita a guardare il male negli occhi, a comprenderlo... e ad affrontarlo.
E le sue parole si adattano perfettamente anche in questo momento: non voltiamo la testa dall'altra parte, non rifiutiamo di guardare quello che accade in Cecenia come invece è stato fatto nei riguardi della Germania.
Siamo tutti uomini. E non smettiamo di ricordarlo.