L’inchiesta Consip, che vede tra gli indagati Tiziano Renzi, Luca Lotti e i vertici dell’Arma dei carabinieri, è giunta a un bivio. La notizia è che il capitano dei militari del Noe (titolari dell’indagine Consip poi passata a Roma), Gianpaolo Scafarto, è indagato dalla procura della Capitale per il reato di falso materiale e ideologico. Scafarto avrebbe alterato di proposito il capitolo 17 dell’informativa del 9 gennaio scorso, attribuendo la frase “Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato” all’imprenditore, ora in carcere per corruzione, Alfredo Romeo, anziché a Italo Bocchino, l’ex parlamentare di An, collaboratore di Romeo, che a sua volta afferma di aver fatto riferimento a Matteo Renzi e non al padre.

L’ipotesi di un errore commesso da Scafarto è avvalorata dal fatto che le trascrizioni delle intercettazioni da cui è stata tratta l’informativa (depositate agli atti) confermano che fu Bocchino e non Romeo a pronunciare quella frase.

I dubbi investigativi sorti sull’operato dell’ufficiale del Noe, inoltre, non inficiano i vari filoni dell’indagine Consip, compreso quello che vede indagato Renzi senior per traffico di influenze. A suo carico ci sono, infatti, ancora diversi indizi ed elementi. Circostanza che, però, è stata oscurata dai Media mainstream che hanno subito utilizzato la notizia dell’indagine su Scafarto per assolvere seduta stante la famiglia Renzi, per lasciare intendere che l’inchiesta Consip (appalti per miliardi di euro) si sarebbe di fatto svuotata e per gridare addirittura al complotto.

Anche Matteo, casualmente ospite di Porta a Porta, ha approfittato della comoda tribuna per pronunciare la sua litania innocentista e complottista.

I 6 elementi contro Renzi senior

Ma le cose stanno veramente così? A giudicare dagli elementi di indagine ancora validi parrebbe proprio di no. Per prima cosa (punto 1) il commercialista napoletano del Pd, Alfredo Mazzei, ha raccontato ai giornali di un incontro ‘carbonaro’ tra Romeo, Renzi senior e il faccendiere amico di famiglia Carlo Russo, in un ristorante di Napoli.

Il secondo indizio (punto 2) sono le dichiarazioni del sindaco Dem di Rignano sull’Arno, Daniele Lorenzini, medico di famiglia di Tiziano che, durante una ‘bisteccata’ in casa Renzi, avrebbe sentito il generale Emanuele Saltalamacchia (capo dei cc di Toscana) dire a Tiziano: “Stai lontano da quella persona di Napoli (verosimilmente Romeo ndr)”.

I sospetti su babbo Renzi (punto 3) sono avvalorati dal ritrovamento di due pizzini, che gli inquirenti attribuiscono alla calligrafia di Romeo, in cui sarebbero segnate le iniziali T. e C.R. (Carlo Russo) accanto alle cifre ‘30.000 al mese’ e ‘5.000 ogni due mesi’. Il quarto indizio (punto 4) è la rivelazione fatta dal governatore pugliese Michele Emiliano sulla segnalazione ricevuta da Luca Lotti (“lo conosciamo”) circa la convenienza di incontrare Russo. Altri sospetti (punto 5) provengono dal fatto che Tiziano Renzi incontra più volte Luigi Marroni, l’ad di Consip divenuto grande accusatore delle presunte gole profonde, tra cui Lotti. Sesto ed ultimo dubbio (punto 6) è perché i particolari dell’indagine Consip, compresa la presenza di cimici negli uffici di Marroni, vennero rivelati ai membri del Giglio Magico se questi, come ribadito da Matteo di fronte a Bruno Vespa, sono invece dei gigli di campo? Emblematico il caso di Roberto Bargilli, ex autista del camper di Matteo durante le primarie Pd, incaricato da Tiziano di avvertire l’amico Russo di non chiamarlo al telefono.