“L’ordine di eliminare Dalla Chiesa arrivò a Palermo da Roma, dal deputato Francesco Cosentino”. Con queste parole - pronunciate in occasione della sua audizione, pubblica e poi segretata, di fronte alla commissione parlamentare Antimafia l’8 marzo scorso - il procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, ha fatto entrare un raggio di luce nel buio che avvolge l’identità dei veri mandanti dell’omicidio Dalla Chiesa. Il generale dei carabinieri, promosso misteriosamente prefetto di Palermo dopo la battaglia vinta contro le Brigate Rosse, venne ammazzato il 3 settembre 1982, insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente si scorta Domenico Russo.

Per quell’omicidio sono stati condannati sia gli esecutori materiali (i ‘picciotti’ Vincenzo Galatolo, Antonino Madonia, Francesco Paolo Anzelmo e Calogero Ganci), sia i presunti mandanti (i boss di Cosa Nostra Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca, Pippo Calò, Michele Greco e Nenè Geraci).

Chi era Francesco Cosentino?

La giustizia italiana, però, non è mai riuscita a raggiungere il livello più alto, quello politico-massonico. Ma è proprio Scarpinato, durante l’audizione in Antimafia, a sganciare la bomba del presunto collegamento tra politica, massoneria e mafia. Francesco Cosentino, la persona indicata da Scarpinato come mandante dell’omicidio Dalla Chiesa, morto nel 1985, è stato parlamentare e Segretario Generale della Camera dei Deputati.

Fedelissimo del ‘Divo’ Giulio Andreotti, Cosentino è stato anche membro della loggia massonica coperta Propaganda 2 (P2) di Licio Gelli.

Il suo nome, infatti, (evidenziato in giallo come quello di pezzi grossi del calibro di Gelli, Sindona, Calvi e Berlusconi) è stato ritrovato nell’elenco degli iscritti alla P2 sequestrato a Castiglion Fibocchi nel 1981.

Di lui parla più volte nelle sue agende il giornalista assassinato Mino Pecorelli. Ma anche la moglie di Roberto Calvi, Clara Canetti, ripeterà più volte che la catena di comando massonica vedeva in testa Andreotti e Cosentino, persino sopra a Gelli e Umberto Ortolani.

Ma perché Cosentino avrebbe ordinato la ‘ammazzatina’ di Dalla Chiesa?.

Questo Scarpinato non lo dice e, forse, nemmeno lo sa. Fatto sta che il magistrato riferisce di “progetti di attentati contro i magistrati di Palermo, orditi da Matteo Messina Denaro (la primula rossa di Cosa Nostra ndr) per interessi che sembrano non essere circoscritti alla mafia, ma riconducibili a entità di carattere superiore”. Anche Stefano Bontate, il super boss fatto uccidere da Riina nel 1981, ricorda Scarpinato, era affiliato a una loggia massonica coperta. La ‘soffiata’ sul coinvolgimento di Cosentino nell’omicidio Dalla Chiesa, poi, è arrivata da Gioacchino Pennino, medico mafioso e massone divenuto collaboratore di giustizia. E anche Giuseppe Graviano, in carcere per le stragi del 1992-93, sarebbe stato un ‘fratello’.