Frequentavano la stessa scuola, a volte uscivano anche con lo stesso gruppo di amici, avevano quindici anni e vivevano a Mileto, seimila abitanti, Calabria profonda in provincia di Vibo Valentia. Pare che i due fossero innamorati della stessa ragazzina. I due si sono dati appuntamento in un uliveto a pochi chilometri dal paese, in località Vindacitu per un chiarimento che ben presto si è trasformato in una discussione animata, poi in una lite ed infine è diventata tragedia. Uno dei due adolescenti ha estratto una pistola e ha sparato tre colpi, tutti purtroppo andati a segno.

Francesco, capitano della squadra di calcio giovanile del Mileto, è finito a terra senza vita. Numerosi i messaggi di dolore che i compaesani hanno scritto sulla bacheca del ragazzo ucciso, descritto da tutti quelli che lo conoscevano come un ragazzo solare e allegro, nonché bravo a scuola. La notizia ha sconvolto tutta la comunità di Mileto e della provincia.

Un chiarimento che si è poi trasformato in tragedia

Dopo il 'duello' finito in tragedia, il ragazzino che ha ucciso il suo compagno è tornato in paese e si è presentato ai Carabinieri confessando l'omicidio e indicando ai militari il luogo esatto in cui aveva sparato al suo coetaneo. Secondo le prime indagini, il ragazzino avrebbe usato la pistola detenuta legalmente dal nonno.

Sul come il giovane ve ne sia entrato in possesso, sono in corso le indagini. Il quindicenne, reo confesso, è stato interrogato dai Magistrati della Procura di Catanzaro, che sulla vicenda mantengono uno stretto riserbo. L'ipotesi che la lite sia scaturita dal fatto che i due ragazzini si fossero innamorati della stessa ragazza non è stata confermata.

Su questa supposizione stanno però lavorando i Carabinieri del comando provinciale di Vibo Valentia.

Figlio di un esponente di spicco di una cosca del vibonese

Quel che è certo è che il quindicenne che ha sparato e ha ucciso, appartiene ad una famiglia coinvolta a gennaio in un'importante operazione della Guardia di finanza di Catanzaro (operazione Stammer) sul narco-traffico internazionale gestito dalle cosche del vibonese.

In carcere, sul mandato della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, finirono il padre e i fratelli dell'adolescente che ieri sera ha ucciso un compagno dopo averlo sfidato a duello in aperta campagna per motivi ancora non ben precisi. A breve emergeranno altri dettagli.