In realtà, non gli interessava affatto la santa reliquia, l'urna contentente un pezzetto del cervello di Don Bosco. Il ladro avventato e dal "cervello in fuga" che lo scorso 2 giugno l'aveva rubata dalla basilica di Colle don Bosco nel comune di Castelnuovo in provincia di Asti, puntava sul coperchio della teca credendo fosse in oro, cosa che non è. E alla fine, forse non sapendo che farsene, l'aveva abbandonata nella dispensa della sua cucina. Oltretutto dopo il furto, aveva lasciato tracce un po' ovunque ed è stato individuato e arrestato. Ora l'ampolla con il cervello del santo fondatore della congregazione dei Salesiani è tornata "a casa".
Un ladro 'senza cervello'
L'urna contenente il cervello di Don Bosco era occultata in una grande teiera di rame e nascosta nella dispensa della cucina. "Accorgimento" adottato dal ladro della sacra reliquia, un pregiudicato di 42 anni, che pensava di custodirla nella sua casa di Pinerolo indisturbato e senza essere mai scoperto. La teneva ancora imballata e non aveva tolto neanche i sigilli della Congregazione Salesiana, per farsene probabilmente nulla. Dai primi accertamenti, infatti, è emerso che il responsabile del furto non mirava alla reliquia per chiederne il riscatto o per cercare di piazzarla a qualche collezionista, ma l'aveva rubata credendo, erroneamente, che il coperchio dell'urna fosse d'oro e che riuscisse a rivenderla.
'Reliquie profane' lasciate un po' ovunque
L'operazione è stata condatta dai carabinieri del comando provinciale di Asti. A incastrare l'uomo sono state le impronte digitali rimaste sulla struttura che conteneva la reliquia. Al momento del furto, infatti, l'uomo è stato sì "abile" perché ha scavalcato atleticamente la parete di cristallo posta a protezione della reliquia, per poi sollevare la copertura e asportare la teca in vetro in cui era conservata.
Peccato però che abbia lasciato un po' ovunque le sue impronte digitali, che con quelle delle scarpe e altre tracce di Dna sono state isolate sia sulla balaustra che sulla teca della reliquia. Per i carabinieri di Villanova d'Asti con il Ris, il Reparto investigazioni scientifiche, di Parma, abituati a casi estremi, non è stato difficile identificarlo.
Pedinato per giorni, l'hanno poi sorpreso a casa in esecuzione di un decreto di perquisizione emesso dal sostituto procuratore Laura Deodato che ha coordinato le indagini.
La confessione
Anche le telecamere del circuito di videosorveglianza interno della basilica l'avevano "immortalato" mentre si guardava intorno con fare circospetto per poi scomparire dietro l'altare. Come se non bastasse, in casa sono state ritrovate anche le scarpe con le quali l'uomo, che aveva già avuto guai con la giustizia per reati minori, aveva messo a segno il colpo nella basilica. Dopo un pressante interrogatorio, ha confessato ed è stato trasferito alla casa circondariale di Asti.
Il sollievo dei fedeli e dei Salesiani
Un grande sollievo per i salesiani sparsi per il mondo e che erano stati profondamente scossi dalla notizia del furto. Ora che il frammento di cervello di don Bosco è stato recuperato, a nome della congregazione, don Enrico Stasi, ispettore dei salesiani in Piemonte, ha voluto esprimere il ringraziamento alle forze dell'ordine e ai carabinieri. Si chiude così una pagina dolorosa per chi onora la memoria del santo. "L'affetto che nutriamo verso don Bosco è rappresentato anche dalla cura con cui conserviamo le sue reliquie", ha detto all'agenzia di stampa Ansa don Francesco Cereda, vicario del rettore maggiore dei Salesiani.