Dopo il lungo confronto con la Corea del Nord dove certamente non è uscito vincitore, Donald Trump riprende le vesti di 'sceriffo' e si rivolge nuovamente contro il presidente siriano, Bashar al-Assad. Secondo la Casa Bianca, l'esercito di Damasco starebbe preparando un attacco con armi chimiche. Non vengono naturalmente forniti altri dettagli, solo che "Assad ed il suo esercito la pagheranno cara". Ormai è chiara l'intenzione degli Stati Uniti di cercare "pretesti" per muovere guerra alle truppe regolari siriane. Il presunto attacco chimico a Khan Sheikhun ha permesso agli States di giustificare il successivo bombardamento ad una base governativa di Damasco.

Azione più dimostrativa che altro, in realtà le responsabilità di Assad sui fatti di Khan Sheikhun non sono mai state supportate da prove, teoricamente la Siria non dispone di armi chimiche. La Russia, in quella circostanza, aveva fornito la sua versione dei fatti. Secondo la tesi del Cremlino, il raid effettuato dall'aviazione di Damasco aveva colpito un deposito di armi chimiche nelle disponibilità delle milizie islamiste. Da lì, lo sprigionamento dei gas che hanno causato l'intossicazione e la morte di 58 persone tra cui molti bambini.

La risposta diplomatica di Mosca

Mosca ha risposto anche alle nuove accuse di Trump. "Non sappiamo su cosa sia fondata questa dichiarazione - ha detto il portavoce del presidente Vladimir Putin, Dmtry Peskov - ma contestiamo la formula di un nuovo attacco.

Tutti i nostri sforzi finalizzati ad avviare un'indagine internazionale per scagionare le autorità siriane dal precedente attacco chimico non sono state ascoltate". La tensione tra Stati Uniti e Russia è nuovamente altissima in Siria, recentemente un jet siriano è stato abbattuto da un caccia statunitense. Il comando russo ha deciso di revocare il memorandum sulla sicurezza dei voli che era stato stipulato tra Washington e Mosca in territorio siriano, motivo per cui l'aviazione che supporta l'avanzata della coalizione a guida USA verso la roccaforte dell'Isis a Raqqa, ha dovuto ridisegnare il piano dei voli.

Qualunque aereo non identificato che si leverà in volo sulle zone di competenza dell'esercito siriano potrà dunque essere abbattuto dalla contraerea o dall'aviazione russa. Se davvero gli Stati Uniti scatenassero un attacco nei confronti dell'esercito di Assad, la reazione di Mosca stavolta sarebbe conseguente. In tal caso, il rischio di una guerra tra superpotenze in Siria è reale, fermo restando che tanto i governativi supportati da Russia, Iran e dalle milizie Hezbollah, quanto le milizie a maggioranza curda sostenute dagli States sono in marcia nei territori occupati dall'Isis ed i rispettivi fronti sono distanti pochi km.

'Attacco USA? Solo propaganda'

C'è invece chi pensa che le dichiarazioni di Donald Trump siano soltanto propaganda. Avrebbe un senso, alla luce di un presidente americano che a meno di sei mesi dal suo insediamento alla Casa Bianca sembra proprio non combinarne una giusta dal punto di vista della politica estera e risulta indagato in patria per la nota questione del Russiagate. A sostenerlo è Tim Anderson, studioso australiano esperto di politica estera ed autore del libro 'La sporca guerra contro la Siria', recentemente uscito anche in Italia, edito da Zambon. Secondo la visione di Anderson, Bashar al-Assad si trova al centro di una manipolazione complessiva ordita dagli stessi governi che hanno supportato la rivolta del 2011 dalla quale è scaturita la guerra civile.

Intervistato da Repubblica, lo scrittore sostiene che "ancora una volta, le accuse statunitensi sono prive di sostanza reale, normale propaganda utilizzata nel tentativo di coprire l'invasione della Siria". Anderson cita alcuni noti episodi in cui Damasco era stata accusata di aver commesso stragi di civili. Nella maggior parte delle circostanze non ci sono prove o, addirittura, le accuse sono state smentite da fonti di stampa indipendente. I casi più eclantanti in tal senso sono il massacro di Houla del 2012 o l'attacco chimico di Ghouta dell'anno scuccessivo. "Ci sono stati presunti massacri di civili attribuiti all'esercito siriano - continua Tim Anderson - e poi, in realtà, commessi dai jihadisti come a Daraya ed Aqrab, entrambi del 2012. La versione è poi stata smentita da giornalisti occidentali. Vale lo stesso per l'attacco di Khan Sheikhun, già smentito dall'analista indipendente Ted Postol".

A causare questo stato di cose sono "gli Stati ed i media occidentali che sembrano aver perso qualunque senso critico. I gruppi quaedisti commettono massacri e diffondono falsità, in Occidente vengono ripetute le storie costruite da al-Qaeda e non viene dato spazio alla versione siriana".