Lui è Youhanna Jihad Battah, vicario della Chiesa siro cattolica e in un'Intervista al quotidiano online piccolenote.ilgiornale.it racconta la verità sulla guerra in Siria, non quella descritta dai mass media, ma la realtà vissuta dalla popolazione siriana. Ogni mese si reca a Damasco, la città natale, dove ha trascorso la sua infanzia felice. Le sue parole e i suoi ricordi nostalgici parlano di una Siria ricchissima, più dei vicini Paesi arabi, di una popolazione benestante, di un paese con tanto lavoro e di scuole e medicine gratuite, sanità ed istruzione eccellenti, di un'ottima convivenza tra culture e religioni differenti, basata sul rispetto reciproco.

Insomma un quadro completamente diverso da quello descritto dai ribelli e da chi cerca di screditare il Presidente Assad, che ha difeso il suo popolo e Paese da forze esterne che hanno molti interessi nel conquistare la Siria.

La vita del Monsignore in Siria prima della guerra

In Siria la messa si celebra ancora in aramaico, la lingua di Gesù. Il monsignore Battah inizia l'intervista spiegando alcune piccole differenze tra la chiesa di Roma e quella siro cattolica. Il suo è un racconto da testimone, testimone di una guerra mondiale, quella che si sta combattendo in Siria. Tanta l'amarezza per ciò che sta accadendo nel suo Paese: una volta, prima dell'inizio della guerra, era considerato il più ricco tra gli Stati arabi, per ricchezza diffusa della popolazione, perfino più ricco dell'Arabia Saudita.

Era chiamato la "Porta dell'Oriente". Lui è nato in un villaggio a 25 km dalla capitale, apparteneva alla sola famiglia cristiana cattolica, erano tutti musulmani gli abitanti della zona, ma mai nessuno aveva mancato di rispetto a lui ed ai suoi familiari. In Siria tutti si consideravano cittadini siriani, non c'erano distinzioni religiose, era considerata un modello di convivenza.

La situazione siriana dall'inizio della guerra ad oggi

Poi è iniziata la guerra. In Occidente si è parlato di rivoluzione, ma per il Monsignore non è stato così; certi ambiti internazionali hanno voluto destabilizzare il Paese per perseguire i propri interessi. Il Paese è ricco di gas e petrolio ed alcune nazioni confinanti percepivano la forza della Siria come una minaccia, e così hanno deciso di esportare la democrazia a loro modo come hanno fatto in Iraq e Libia.

Il vicario afferma che il disegno è quello di trasformare la Siria, cosi come l'Iraq e Libia, da stati laici in stati confessionali. E si chiede come sia stato possibile che gli americani non si siano accorti di quello che stava succedendo in questi Paesi e della presenza dell'Isis. Per il monsignore se la Russia non fosse intervenuta già dal 2015, in Siria, in Libano e nel medioriente non ci sarebbe neanche più un cristiano, sarebbero tutti morti, l'Isis avrebbe conquistato anche il Libano.

Cosa pensa e cosa pensano i siriani del Presidente Assad

Assad, secondo il monsignore, ha difeso e continua a difendere il suo popolo, e la gente sta con lui, lo appoggia. E' stato eletto con la maggioranza dei voti, perfino dai rifugiati presenti in altri Paesi.

Nelle ambasciate estere ci sono state chilometri di fila alle votazioni e non erano costretti a farlo. Il legittimo presidente potrebbe costruire il suo Stato a Latakia, zona protetta dalla Russia, ma invece continua, nonostante le calunnie, a combattere. Tanta amarezza anche per le sanzioni che stanno affamando la popolazione siriana, che non permettono l'invio di aiuti umanitari, portando all'estremo la popolazione, e la vendita da parte di Usa ed Europa di armi ai Paesi finanziatori dei terroristi. L'islam intollerante è stato creato ad arte nell'ultimo decennio, anche in Iraq non esisteva. Il vicario per quanto riguarda l'accoglienza in Germania di profughi siriani fa notare che il Paese ha accolto solo siriani ben istruiti, perché l'istruzione in Siria prima della guerra era gratuita e di ottima qualità e qualche nazione ha tratto vantaggi anche da questo.