Il ministero dell’Interno guidato da marco minniti starebbe pensando di modificare la strategia di accoglienza dei migranti sbarcati nei porti italiani dalle imbarcazioni delle Ong e delle missioni internazionali Frontex e Sophia. La notizia è riportata questa mattina, 9 luglio, dal quotidiano Repubblica, che scrive di essersi avvalso di una non meglio precisata “fonte qualificata” del Viminale, al momento ignota. Al fine di “alleggerire la pressione”, spiega il giornale diretto da Mario Calabresi, sui porti calabresi e siciliani, il governo Gentiloni starebbe pensando di deviare i flussi degli sbarchi dei migranti verso altri approdi dello Stivale.
I nomi sul piatto sono quelli di Salerno, Napoli e Civitavecchia, mentre porti più al nord sono considerati troppo lontani. Ma la Lega Nord protesta lo stesso, e le Ong, interessate dal provvedimento, rifiutano l’ipotesi perché farebbe perdere loro troppo tempo, lasciando il Mediterraneo incustodito
Migranti nei porti di Campania e Lazio, ma non al Nord
Dunque, se dovessero essere confermate le indiscrezioni di Repubblica sull’utilizzo dei porti di Napoli, Salerno e Civitavecchia, probabilmente i porti siciliani e calabresi riuscirebbero finalmente a ‘respirare’, ma il problema dello sbarco di migliaia di profughi verrebbe così esteso ad altre regioni del territorio nazionale. È questo il giudizio dato dalla Lega Nord il cui capogruppo alla Camera, Stefano Fedriga, commenta: “Invece di bloccare le partenze, decide di sparpagliare gli sbarchi a livello nazionale perché l’Europa ci chiude i porti”.
Le reazioni delle Ong
L’ipotesi prospettata dal Viminale di allentare la pressione su porti come quello di Catania e Pozzallo in Sicilia, o Crotone in Calabria, oltre a mandare su tutte le furie i leghisti, non piace nemmeno alle Ong impegnate nelle missioni di soccorso nel Mar Mediterraneo. Le Organizzazioni non governative operano in base al regolamento dell’operazione Triton (iniziata nel novembre 2014, governo Renzi) - il quale recita testualmente che “tutte le unità navali che partecipano all'operazione e che operano sotto il comando di Roma sono state autorizzate dall'Italia a sbarcare sul suo territorio, in condizioni di sicurezza, le persone intercettate e salvate”.
Lo stesso regolamento finito negli ultimi giorni nell’occhio del ciclone mediatico a causa delle dichiarazioni di Emma Bonino che hanno messo in seria difficoltà il segretario Pd.
Secondo le Ong, la distanza da percorrere per giungere nei nuovi approdi sarebbe troppo lunga, i giorni di navigazione aumenterebbero tra i 2 e i 4, lasciando così ‘scoperto’ il Mediterraneo con le sue imbarcazioni cariche di disperati.
Polemiche anche sul rinvio a data da destinarsi della riunione Unavis 2, inizialmente prevista per il 13 luglio, durante la quale la Guardia Costiera italiana avrebbe dovuto esporre alle Ong il nuovo codice di condotta. Tra i ‘volontari’ più battaglieri, intervistati dal giornale fondato da Eugenio Scalfari, ci sono Riccardo Gatti, comandante della nave Golfo Azzurro della Ong Proactive Arms, e Marco Bertotto di Medici senza frontiere. Secondo il primo, “non è accettabile fare rotta sui porti campani e laziali” perché sarebbe una “violazione dei diritti umani e delle leggi internazionali che obbligano allo sbarco dei naufraghi salvati nel porto più vicino e sicuro”. Bertotto, invece, parla di “follia” che mette in seria difficoltà le Ong.