Dal 30 giugno del 2017 i cittadini di Roncolevà, in provincia di verona, sono in rivolta perché protestano a causa dell’arrivo di quaranta migranti.
Mobilitazione della cittadinanza contro l'arrivo dei migranti
Di fronte la palazzina di due piani che li ospita, gli abitanti della frazione di Trevenzuolo hanno montato due tende, un televisore e un frigorifero e tutto il necessario per sorvegliare la zona. Cinque persone sono presenti sempre, ventiquattrore su ventiquattro; la sera decine di persone arrivano dai paesi vicini e per alcune ore partecipano al presidio per dare alle autorità l’idea del profondo malumore della popolazione residente su questa tematica.
Dall’arrivo dei migranti la protesta è stata pacifica. Ci sono stati due cortei di protesta con la partecipazione di cinquecento persone, i quali si sono svolti senza nessun incidente. Dall’arrivo dei migranti si è registrato solo un episodio di violenza: in un’occasione, infatti, è stata presa a sassate l’auto di uno dei membri della cooperativa, che ha vinto il bando relativo all’accoglienza dei rifugiati.
Le dichiarazioni del primo cittadino
Il sindaco di Trevenzuolo Roberto Gazzani ha affermato che i suoi concittadini hanno paura che i profughi in un paese piccolo e privo di servizi, possano creare problemi andando a vagabondare in giro. Gli abitanti hanno respinto ogni accusa di razzismo e hanno spiegato che la loro protesta ha lo scopo di fermare il business dell’accoglienza ai profughi e hanno evidenziato che nella loro comunità c’è solamente un bar, la parrocchia e un tabaccaio chiedendosi cosa potrebbe accadere se decine di immigrati dovessero arrivare senza alcun controllo.
Sorveglianza continua dei movimenti dei profughi
Nel luogo della protesta è stato affisso uno striscione con la scritta 'Roncolevà alza la testa' e i partecipanti al presidio hanno raccontato che ogni sera si sta assieme alcune ore e molto spesso si finisce per organizzare una spaghettata per sottolineare il carattere pacifico della loro mobilitazione, la quale ha il solo scopo di difendere la tranquillità e l’identità del proprio luogo di residenza.
I partecipanti alla protesta si sono organizzati creando un gruppo su whatsapp, attraverso il quale, chi si trova nel presidio avverta gli altri nel momento in cui i migranti dovessero uscire. In questo modo chi può, accorre per dare supporto al fine di controllare i movimenti dei profughi e allertare le forze dell’ordine al momento del bisogno.
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