La storia giudiziaria dell'ex campione di football americano O. J. Simpson sembra giunta ad un lieto fine: la Commissione riunita per decidere se concedere all'ex-atleta la libertà condizionale ha accolto la sua istanza. O. J. dal primo ottobre sarà fuori dal carcere di Lovelock, Nevada, in cui era detenuto dal 2008. Orenthal James Simpson divenne suo malgrado un protagonista degli ultimi trent'anni di storia americana, più per le vicende giudiziarie che ne accompagnarono la vita che per i record segnati da atleta. Le pur ragguardevoli 2000 yard corse nel solo anno 1973 non gli valsero l'interesse dei media come nei giorni dell'assoluzione dall'accusa di omicidio in quello che venne definito "il processo del secolo".

Antefatti: l'omicidio Brown/Goldman

La sera del 12 giugno 1994 O. J. rientrò in casa e trovò l'ex moglie Nicole Brown ed un cameriere di un vicino ristorante, Ron Goldman, uccisi brutalmente con un totale di trenta coltellate. La reazione stranamente controllata e la successiva fuga lo mostrarono colpevole agli occhi degli americani già da prima del lungo processo che lo riguarderà.

L'imputato venne affiancato, durante i 253 giorni del processo, dal suo legale di fiducia Robert Shapiro, dall'attivista dei diritti civili Johnnie Cochran e dall'avvocato Alan Dershovitz a guidare un team difensivo che vinse abilmente la causa giocando la carta della discriminazione razziale, convincendo una giuria composta per un terzo da ispanici e per la restante parte da afroamericani.

Verdetto civile capovolto

Le famiglie delle vittime decisero comunque di chiedere un risarcimento per wrongful death e chiamarono l'imputato, ormai penalmente prosciolto, a ripetere la propria difesa in un breve dibattimento durato tre giorni, che tuttavia non gli avrebbe reso nuovamente giustizia. Infatti la giuria, composta quasi interamente da bianchi, diede ragione all'accusa e condannò l'ex campione al risarcimento complessivo dei danni morali e dei proventi del libro di difese di O.

J, intitolato If I did it, per un ammontare complessivo di 67 milioni di dollari.

Vicende esterne al processo, quali una presunta ammissione di colpa del serial killer Glen Rogers nel braccio della morte ad un criminologo e l'esclusione come prova di un coltello, rinvenuto sulla scena del crimine anni dopo, favorirono comunque la difesa di Simpson.

Condanna e liberazione condizionale

Sennonché O.J, il 13 dicembre 2008 venne condannato a 33 anni di reclusione per rapina a mano armata e altri 11 capi d'imputazione, dopo esser rientrato in un hotel di Los Angeles per recuperare cimeli della sua passata carriera atletica. Il suo precedente difensore Dershovitz si è definito sconvolto a seguito della vicenda, a suo dire poco chiara per una serie di particolari illogici; il più dubbio dei quali sarebbe stato la vendita dello scoop del presunto reato ad una televisione in luogo di una doverosa telefonata alla Polizia.

Ad ogni modo, Simpson si è presentato, sorridente e speranzoso, davanti alla Corte della California nel giorno 20 luglio 2017 per chiedere la liberazione condizionale, adducendo a suo favore la buona condotta dimostrata in galera, l'accettazione del verdetto di condanna e i propositi di redenzione presentati all'assise.

La Corte, dopo una camera di consiglio durata 20 minuti, ha optato per la concessione della liberazione su condizione, per l'apprezzamento delle ragioni presentate da Simpson.

La figlia Arnelle, che ne ha perorato la causa, ha dichiarato di voler passare più tempo possibile con l'anziano genitore in Florida. Già raccontata da una serie premiata con due Golden Globe, che presenta i talenti dei protagonisti Cuba Gooding Jr. e di John Travolta nei panni dell'asso del football e del suo avvocato Robert Shapiro, la vita privata senza esclusione di colpi (di scena) di Orenthal James Simpson non smette di sorprendere il pubblico; stavolta con un epilogo pienamente positivo e privo di polemiche.