I carabinieri della compagnia di cerignola martedì scorso, 1 agosto, sono stati vittime di un'aggressione da parte di un intero nucleo familiare, intervenuto a difesa del loro sedicente diritto di rubare energia elettrica. Francesco Carosiello, Vincenzo Carosiello, Antonia Carosiello, Pasquale Lucafò e Giuseppe Bifulco, i componenti della famiglia, sono stati arrestati per aver allacciato abusivamente alla rete elettrica tutta la palazzina nella quale vivevano.

L'accaduto

Transitando per via Cassino a Cerignola, i militari si sono insospettiti nell'assistere a quello che aveva tutta l’aria di essere uno spaccio di sostanze stupefacenti.

La zona, nei mesi scorsi, era già stata teatro di numerosi arresti per spaccio e, considerati i soggetti avvistati dalle forze dell'ordine, e la presenza di un pluripregiudicato di Melfi che quando ha visto la pattuglia è fuggito via, i carabinieri si sono resi conto dell'esattezza delle loro congetture.

Quando è giunto il momento delle perquisizioni personali e domiciliari, tutti i membri della famiglia Carosiello si sono opposti con violenza ai militari, costringendoli a chiedere l'intervento di tutti i colleghi che in quel momento si trovavano in servizio di pattugliamento all'interno del territorio di competenza della Compagnia di Cerignola.

La vera sorpresa emersa durante la perquisizione però, non è stata nei pochi grammi di marijuana rinvenuta in un sacchetto di cellophane e i pochi spiccioli che li accompagnavano (20 euro), ma l'aver scoperto che tutta la palazzina di tre piani era collegata abusivamente alla rete dell'energia elettrica.

Il danno economico stimato verso l'erogatore di corrente va dai 4 ai 6 mila euro per appartamento.

In seguito a questa scoperta è scaturita la colluttazione tra i carabinieri e la famiglia Carosiello che, dopo non pochi sforzi da parte dei militari, è stata tratta in arresto e posta ai domiciliari.

La legislazione in materia

Il furto di energia elettrica, come "cosa mobile", ricade nei reati punibili dall'articolo 624 c.p.

che prevede pene da sei mesi a tre anni e multe da 154 a 516 euro e, se aggravato dalla fraudolenza, ad esempio nascondendo con stratagemmi all'erogatore o al proprietario del contatore la malefatta, le pene possono arrivare alla reclusione da 1 a 6 anni e le multe fino a 1.032 euro.

La società che gestisce il servizio può anche chiedere il pagamento di quanto rubato nel tempo, attraverso uno storico dei consumi.