Non ha tardato ad arrivare la risposta di Pyongyang alle esercitazioni congiunte tra Usa e Corea del Sud. L'iniziativa, che ha visto il dispiegamento massiccio delle forze speciali nordcoreane, ha avuto come obbiettivo quello di provare un ipotetico attacco a due isole che avrebbero dovuto simulare rispettivamente le due isole sudcoreane di Paekryong e Big Yonphyong.

I complimenti di Kim: 'organizzazione realistica della battaglia'

L'attacco simulato è stato guidato proprio dal leader Kim Jong un, il primo ad essersi complimentato per il successo e per l'organizzazione minuziose della simulazione che aveva come obiettivo quello di far male a Seul.

Da quanto riportato nelle ultime ore dall'agenzia di stampa nordcorena, all'operazione hanno partecipato un numero consistente di componenti aeree e campali, come voleva proprio il leader nordcoreano. L'intento era quello di toccare con mani il potenziale offensivo di Pyongyang e valutare la preparazione dell'esercito nordcoreano, che stando a quanto ha dichiarato Kim Jong un, si è dimostrato all'altezza della situazione, dando vita ad "una organizzazione incredibilmente realistica della battaglia". "L'esercito nordcoreano ha spazzato via il nemico", ha dichiarato il leader del regime, "ricorrendo a tutte le soluzione a sua disposizione".

Nell'esercitazione è stata anche colpita una finta sede delle Sesta brigata marittima sudcoreana: operazione che faceva parte di un piano organizzativo multilaterale da parte delle forze nordcoreane e che ha suscitato anche stavolta le congratulazioni di Kim Jong un, che tuttavia ha precisato alla stampa il lavoro da compiere affinché "gli uomini delle forze speciali si concentrino sul miglioramento ulteriore delle esercitazioni coordinate".

Lanciati altri tre missili balistici

Esercitazioni che seguono il lancio di altri tre missili compiuti il 26 agosto, anche questi terminati nel Mar del Giappone. I missili sono stati lanciati circa alle 6.49 del mattino e stando a quanto riportano i rilevamenti Usa avrebbero viaggiato per più di 250 chilometri prima di inabissarsi.

Diverse le analisi, in questo caso tra Corea del sud e Usa. I primi infatti sostengono trattasi di razzi artiglieria, mentre la versione di Washington parla chiaramente di missili balistici a corto raggio. Da considerare anche la reazione di Tokyo, secondo cui i missili "non hanno rappresentato alcuna minaccia per la sicurezza nazionale". Infatti il Giappone sembra dormire sonni sereni, dichiarando che "non sono stati registrati missili caduti nelle zona esclusiva del Giappone".