Alta tensione nel Mediterraneo, sarebbe comunque da escludere l'attuale missione della Marina Militare italiana in Libia come motivazione dell'accaduto. Due pescherecci iscritti nel registro navale di Mazara del Vallo, provincia di Trapani, sono stati attaccati da una non precisata imbarcazione mentre si trovavano in un tratto di mare praticamente al confine tra Tunisia e Libia. Gli aggressori hanno esploso alcuni colpi all'indirizzo dei motopesca e soltanto l'intervento di un elicottero della marina militare italiana e di un natante della Guardia Costiera tunisina ha evitato il peggio.
La 'guerra del pesce'
Si chiama 'guerra del pesce' ed è in atto da oltre mezzo secolo. A Mazara del Vallo, sede della più grande flotta peschereccia d'Italia, la conoscono bene. Una guerra fatta di sequestri di natanti e ritorsioni, 'combattuta' in passato tra Italia e Tunisia e quasi completamente superata da una serie di accordi bilaterali. Talvolta però la tensione si è riaccesa. Non si conoscono ancora i particolari dell'aggressione, il natante che ha aperto il fuoco sarebbe tunisino, ma anche in questo caso non ci sono certezze. L'episodio è accaduto nel tardo pomeriggio del 2 agosto, intorno all'imbrunire e, decisamente, nonostante sia da escludere che possa rientrare nell'ambito delle frizioni attuali tra l'Italia ed il governo cirenaico di Tobruk, si inserisce in un clima complessivo di tensione.
Secondo una prima ricostruzione, l'imbarcazione nordafricana si sarebbe avvicinata pericolosamente ai pescherecci mazaresi "Anna Madre" ed "Aliseo" ed avrebbe esploso colpi d'arma da fuoco. L'aggressione è avvenuta a largo di Zarsis, località tunisina a pochi km dal confine libico. L'equipaggio dei due natanti ha immediatamente dato l'allarme via radio e l'intervento congiunto dell'elicottero italiano e della nave libica ha messo in fuga il natante armato.
'Apprezzamento per l'intervento congiunto'
Il presidente del Distretto della Pesca, Giovanni Tumbiolo, ha definito l'accaduto come "un ulteriore episodio di una guerra del pesce che dura da oltre cinquant'anni e che a messo e mette tutt'ora a repentaglio la sicurezza dei nostri pescatori". Secondo le fonti citate da Tumbiolo, la barca che ha aperto il fuoco "era probabilmente tunisina".
Ad ogni modo il presidente del Distretto della pesca ha espresso "apprezzamento per l'intervento congiunto e la sinergia dimostrata dal ministero degli Affari Esteri italiano e dall'Ambasciata italiana a Tunisi, oltre alla Marina Militare italiana e tunisina".