La mossa della Corea del Nord è inedita. Stavolta non ci sono minacce, il regime al contrario recita il ruolo della 'vittima predestinata'. Kim Jong-un ha scritto una lettera, rivolgendosi alla comunità internazionale. Lo rende noto la KCNA, organo di comunicazione ufficiale del Partito Comunista nordcoreano. L'agenzia asiatica non ha comunque specificato a quali governi e parlamenti stranieri è stata inviata la missiva, ma messaggio è chiaro: "Bisogna fermare Donald Trump".
L'appello di Pyongyang
Kim mette dunque in guardia i destinatari della lettera su "un imminente disastro nucleare".
I mittenti ufficiali della missiva sono il Comitato Centrale del Partito Comunista della Corea del Nord ed il Comitato Affari Esteri dell'assemblea suprema del popolo (quest'ultimo è il parlamento di Pyongyang, ndr). Il regime premette che le ultime dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti sono "un inaccettabile insulto" ed il riferimento è alle recenti parole di Trump pronunciate davanti all'assemblea generale delle Nazioni Unite, in cui minacciava di 'distruggere totalmente la Corea del Nord'. "Chiediamo siano prese in considerazione l'indipendenza, la giustizia e la pace - recita il testo della missiva - e di far fronte comune per impedire che gli Stati Uniti facciano precipitare il mondo in un disastro nucleare".
I durissimi scambi di accuse
Ad essere sinceri, la prima reazione della Corea del Nord alle citate dichiarazioni di Donald Trump era stata tutt'altro che un appello alla pace. Il ministro degli esteri, Ri Yong-ho, aveva prospettato all'ONU la possibilità di un nuovo test nucleare nel Pacifico, puntualizzando nel contempo che sarebbe stata 'la bomba più potente' ad esplodere nel più grande degli oceani.
La controreplica degli Stati Uniti era stata immediata, il Pentagono ha inviato una squadriglia di bombardieri a pochi km dal confine tra le due Coree, come monito nei confronti di Pyongyang e dimostrazione pratica di poter effettuare un raid in qualunque momento. Poi, ancora la replica nordcoreana affidata al ministro Ri Yong-ho che aveva definito Trump "uno squilibrato" ed aggiunto che la sua era una "missione suicida".
Ora la Corea del Nord si appella a governi esteri non specificati, per fare fronte comune contro la minaccia americana. Tra tutte le mosse del regime, questa è senza dubbio la più sorprendente ed arricchisce questa lunga ed estenuante contrapposizione di un nuovo capitolo.